Intervista a Judy Collins

 

 

 

INTERVISTA A JUDY COLLINS – Blue Note Milano – 30 settembre 2006  
di Eva Simontacchi
Fotografie del concerto e dell'intervista: Eva Simontacchi e Cinzia Casagrande

 

 


Judy Collins ha entusiasmato le platee di tutto il mondo con il suo repertorio di canzoni folk d’autore e di temi contemporanei. La sua impressionante carriera dura da oltre 40 anni. All’età di 13 anni Judy Collins  debuttò pubblicamente eseguendo il “Concerto per due Pianoforti” di Mozart , ma fu la musica di autori quali Woody Guthrie e Pete Seeger, come anche le canzoni tradizionali del “folk revival” che misero in moto l’amore di Judy Collins per i testi. Lasciò il piano per abbracciare la chitarra. Nel 1961, Judy Collins uscì con il suo primo album, “A Maid Of Constant Sorrow” all’erà di 22 anni, e diede inizio a una collaborazione che dura da trentacinque anni con Jac Holzman e la Elektra Records.

 

 

Judy Collins è anche conosciuta per la sua rivisitazione di “Both Sides Now” di Joni Mitchell, inclusa nel suo album “Wildflowers” del 1967. “Both Sides Now” è da allora entrato nella Grammy’s Hall of Fame. Nel 1957 la sua versione di “Send In The Clowns”, una ballad scritta da Stephen Sondheim per il Broadway Musical “A Little Night Music”, vinse il titolo di “Song Of The Year” (Canzone dell’Anno) al Grammy’s Awards Show.

 

 

Uscito il 29 settembre, il nuovo libro di Judy Collins, “Sanity and Grace, A Journey of Suicide, Survival and Strength” è un memoriale estremamente toccante che parla della morte del suo unico figlio, e del processo di guarigione dopo la tragedia. Il libro parla a tutti coloro i quali hanno subito il dolore della perdita prematura di una persona cara. Dalle profondità della sua sofferenza, Judy Collins ha trovato sollievo attraverso l’aiuto e il sostegno di altre persone. Ora, è lei che tende la mano per confortare altri sopravvissuti le cui vite sono state colpite da una simile tragedia.{mospagebreak}

 

 

 

In una recente puntata di “Good Morning America” della ABC, Judy ha eseguito “Wings of Angels”, la staziante ballad da lei scritta dopo la perdita di suo figlio. La canzone è attualmente disponibile nell’album e nel DVD “Judy Collins Wildflower Festival”, che include anche ospiti quali Arlo Guthrie, Tom Rush, ed Eric Andersen. Questo concerto straordinario è stato filmato presso la famosa Humphrey’s By the Bay a San Diego, in California. Il concerto è stato il culmine di un tour nazionale che ha toccato 25 città.

Judy Collins continua a creare musica di speranza e guarigione che illumina il mondo e che parla al cuore.
(tratto dalla biografia ufficiale di Judy Collins)

Il Concerto – primo set – ore 21:00
Testo di Eva Simontacchi - Fotografie di Eva Simontacchi e Cinzia Casagrande

 

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Questa sera Judy Collins ha dovuto cambiare tutti i suoi programmi e anche la scaletta, una volta sul palco. La sua chitarra non è arrivata in tempo dall’aeroporto. E così, la grande folk singer e autrice americana non ha potuto suonare il suo strumento d’elezione, la chitarra, che meglio ancora si accompagna alla voce nel suo particolare genere musicale. Accompagnata da Russel Walden, che è passato dal piano alle tastiere ogni volta che lei stessa passava da uno strumento all’altro,  abbiamo avuto modo di apprezzare la grande flessibilità, l’esperienza e il talento di Judy Collins.

 

 

Durante il primo set della serata la Signora Collins ha eseguito, con voce nitida e cristallina, parecchi brani facenti parte del suo variegato repertorio, che spazia attraverso moltissimi generi musicali, collegati a diversi progetti.  Le canzoni che Judy Collins ha eseguito durante il primo set  spaziano dai suoi brano originali  a  canzoni d’autore, da brani facenti parte del songbook dei Beatles, a brani jazz. Vi riporto la scaletta del primo set: “Both Sides Now” (Joni  Mitchell), ), “Someday Soon” (Judy Collins), “My Father” (Judy Collins), Suzanne (Leonard Cohen), “Since You’ve Asked” (Judy Collins), “Born To The Breed” (Judy Collins), “My Funny Valentine” (Rodgers, Hart)They Can’t Take That Away From Me” (G. Gershwin), “Send In The Clowns” (Stephen Sondheim), “Bird On A Wire” (Leonard Cohen), “In My Life” (Lennon & McCartney), “Chelsea Morning” (Joni Mitchell) “Song for Duke” (Judy Collins), "Amazing Grace" (traditional), "A Thousand Kisses" (Leonard Cohen) “Who Knows Where The Time Goes” (Sandy Denny). La scelta di canzoni di indubbia bellezza, i testi significativi, l’armoniosità della voce limpida e cristallina di Judy Collins e l’intimità della situazione piano-voce hanno reso questa serata veramente speciale.

 

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Russel Walden

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Eva Simontacchi intervista Judy Collins

 

Dopo il primo set del concerto, incontriamo Judy Collins.
Ci eravamo appena accomodati nella saletta riservata agli artisti, pronti per dare inizio all’intervista, quando viene annunciato che il Primo Ministro di Taiwan chiede di poter entrare per congratularsi con la Signora Collins. Judy Collins è stata a Taiwan poco tempo fa, e mi racconta che l’hanno intervistata per due giorni di fila: radio, televisione, stampa… E aggiunge che trova che Taiwan sia un luogo veramente molto interessante, tanto interessato alle arti, alla musica, e che lì tutto è così diverso.... Dopo i saluti con il Primo Ministro e varie altre persone inclusi alcuni fan, iniziamo l’intervista.

Eva SimontacchiChe città e che Paesi ha toccato con questo tour? Da dove proveniva e per che destinazione partirà domani?

Judy Collins: Ho fatto alcuni concerti…. Un concerto in Germania. Non sono mai stata in Germania, per me è stata la prima volta. Sono stata a una grossa conferenza che si chiama “Pop Com” a Berlino. C’erano tantissimi musicisti da tutto il mondo, e mi sono trovata là anche io in mezzo ad altri  musicisti. E’ stato divertente.

E.S.: Le è piaciuto?

J.C.: Mi è piaciuto molto! Ho passato delle bellissime giornate!

E.S.: Ha incontrato amici o musicisti che già conosceva?

J.C.: No. Ho incontrato nuovi musicisti, è stato tutto nuovo per me. Abbiamo avuto degli scambi commerciali. E’ una di quelle grosse organizzazioni internazionali quali il MIDEM.
Poi sono stata in Inghilterra per dei miei affari privati, e ho tenuto un concerto al Jazz Café di Camden, a Londra, ed è stato magnifico. Poi mi sono recata in Scozia, dove abbiamo suonato presso la  Queen’s Hall, e poi siamo venuti qui. Domani mattina torno a casa. Ho un concerto settimana prossima a New York.

E.S.: Se non sbaglio è la prima volta che tiene un concerto in Italia…..

J.C.: Non ho mai tenuto concerti in Italia prima d’ora.

 

 

E.S.: Peccato che non si possano acquistare i suoi dischi qui al Blue Note stasera. Normalmente pongono in vendita gli album degli artisti che hanno in cartellone, ma questa volta non ho trovato nulla. Spero arrivi qualcosa prima che inizi il secondo set.

J.C.: Chissà, forse sono insieme alla mia chitarra….. Non so! Avrebbero dovuto esserci.

E.S.: Lei è anche autrice di vari libri…….

J.C.: Si, ho scritto vari libri. Li potete trovare su Amazon, in rete, se non riuscite a trovarli nei negozi. Ma sono veramente sorpresa che non ci siano i miei dischi qui stasera…. Sono molto sorpresa!

E.S.: Bè, sono certa che riusciremo a trovarli a breve nei negozi specializzati. O più tardi forse anche qui al Blue Note.
Sono stata molto contenta di avere avuto l’opportunità di ascoltarla live stasera, perché avevo solo ascoltato alcune sue incisioni, alcuni suoi album. Non l’avevo mai ascoltata dal vivo, e il concerto di stasera è stato davvero molto bello nonostante abbia dovuto far di necessità virtù, cantando senza la sua chitarra.  E’ riuscita a toccare i nostri cuori.

J.C.: Avevo un bel pubblico, davvero molto accogliente.

 

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E.S.: Potrebbe parlarci dei suoi progetti dopo questo tour? Sta scrivendo un altro libro?

J.C.: Sto scrivendo un altro libro che dovrebbe uscire in aprile, ma il mio editore non me l’ha ancora reso, e dovrei terminarlo, dunque non so quando uscirà. Sto sempre lavorando su di un libro, e sono sempre alle prese con nuovi progetti. Ho scritto un libro un paio di anni fa, intitolato “Sanity and Grace”, che parla del suicidio, e copro l’argomento dalla A alla Z inclusa la mia perdita personale e ciò che ho appreso e ciò che conosco di questa esperienza. Il nuovo libro che dovrebbe uscire prossimamente si intitola “The Seven T’s” (Le Sette “T”) e tratta di ciò che si fa per attraversare i periodi difficili. E le “T” indicano “Truth” (verità), “Trust” (fiducia), “Therapy” (terapia), e una delle mie sorelle ha aggiunto: “Non puoi dimenticare “Temperance and tenacity” (temperanza e tenacità). Quelle sono le sue due “T”… E’ un libro pratico. Penso che quando accade qualcosa di devastante, la gente non sa dove cercare, cosa fare, ha bisogno di fare delle cose molto pratiche, ed ecco di cosa parla il libro.
Per quanto riguarda i miei progetti, sto lavorando su di un album, un cd, di altri cantanti che cantano le mie canzoni.  Chrissie Heinz canterà “My Father”, e Leonard (n.d.r. Cohen) in effetti leggerà, non canterà una canzone, ma ci saranno un sacco di artisti; Dolly Parton ha già finito la sua canzone, e sarà presente nell’album anche Emmylou Harris.... Inoltre sto lavorando su di un album che uscirà in primavera, e che sarà una sorpresa. Ho fatto un album interamente dedicato a Leonard Cohen, un altro interamente dedicato a Bob Dylan, e questo nuovo cd conterrà l’opera di un altro artista, ma non voglio ancora dire di chi si tratta……. Dunque sta andando tutto molto bene.

E.S.: Lei insegna? Tiene delle Master Class musicali?

J.C.: Bè, mi piace pensare che io stia già insegnando facendo ciò che faccio….

E.S.: E’ certamente una forma di insegnamento....

J.C.: Io credo di insegnare, suppongo, attraverso il lavoro che svolgo, però scrivo anche dei testi che riguardano la musica. E a un certo punto scriverò un intero libro sulla mia esperienza con i maestri di canto. In effetti, potrebbe trattarsi del mio prossimo libro. Ne ho anche parlato con una buona amica, che è una prolifica scrittrice. Ne abbiamo parlato io e lei, insieme a mio marito e a un suo amico. Ho avuto un paio di maestri di canto veramente potenti. E penso che un libro che tratta l’esperienza di com’è essere uno studente sia ciò che ho realmente voglia di fare. Ho scritto un libro intitolato “Singing Lessons” (Lezioni di Canto), e in un capitolo c’è la storia della mia relazione con il mio maestro, Max Margulis, che tra parentesi, è uno dei tre fondatori della Blue Note Records. E finalmente, dopo anni di insistenze da parte mia che continuavo a chiedere “Perché il nome di Max non è incluso qui?”, il suo nome è finalmente stato messo al 50esimo o 60esimo anniversario. C’è una grossa collezione, e proprio nel libretto accompagnatorio, davanti, si parla di Max Margulis. E’ stato fondamentale per me come insegnante. Ho studiato con lui per 32 anni…. Ecco qual è il mio approccio all’insegnamento: faccio concerti, faccio dei cd, scrivo libri sul processo musicale, e continuo a lavorare, e questa è, dopo tutto, la più grande lezione. E penso che per imparare qualcosa sul canto o sulla musica sia importante osservare e ascoltare artisti che ……. Voglio dire, io non riesco ad ascoltare qualcuno che canta male, e sono pronta ad alzarmi e ad uscire da qualsiasi posto se reputo che si tratti di un canto di scarsa qualità. Non mi interessa se tutti dicono che sia molto buono. Se non riesco a capire i testi, allora sappiate che me ne vado. E questa è la vera prova del nove, no? Se tu sei in grado di capire quanto viene detto, e c’è chiarezza ed un buon fraseggio…….. Ma se invece non sei in grado di capire una parola, allora…. Chi ne ha bisogno?
Pavarotti ha raccontato una storia meravigliosa che riguarda Gigli, che è stato per me un mito. Pavarotti si recò insieme a suo padre e a suo zio, anch’essi cantanti, a un concerto di Gigli. Alla fine del concerto, il padre di Pavarotti si alzò in piedi e gridò “Bravo! Bravissimo!” mentre lo zio restò seduto. E Pavarotti disse che da questo comportamento lui comprese che qualsiasi cosa tu possa fare, metà delle persone ti odieranno e metà delle persone ti ameranno. E’ così, e non c’è niente che si possa fare per cambiare le cose! Ma io penso che Gigli sia stato un grande cantante, e lo ascolto spesso. Ascolto Pavarotti nei suoi anni giovanili, e imparo molto! Davvero, imparo molto. Credo che si debba essere molto vigili riguardo a ciò che si ascolta. Ed ecco cosa cerco di fare: andare avanti restando sul giusto binario.

E.S.: Dopo un concerto, cosa le piace pensare di avere lasciato al suo pubblico?

J.C.: Do al pubblico il viaggio che intraprendo quella sera. E che termina con loro, perché è sempre unico! Stasera ho fatto tantissime cose diverse perché non avevo la chitarra, dunque sono passata dal piano alle tastiere al microfono, ho cantato sequenze diverse e ho “scombinato” un po’ quella che sarebbe dovuta essere la scaletta. Ho fatto anche delle cose che probabilmente non avrei fatto se avessi avuto la mia chitarra. In ogni caso si tratta sempre di un’esperienza unica. L’esperienza di una particolare sera non verrà mai ripetuta. Abbiamo talmente tanta musica, e talmente tanta arte a disposizione già preconfezionata. Possiamo prendere i nostri piccoli i-pod, metterci comodi, e ascoltare tutta la musica che vogliamo. Ma la musica live è dove la gente viene realmente nutrita! La loro anima, il loro cuore vengono nutriti, e la stessa cosa vale per l’artista che è sul palco. E se io riesco a dormire bene la notte del concerto, significa che ho fatto ciò che intendevo fare. Ed è una azione molto “meditativa” a causa della voce e del fiato. E lo sai, dato che anche tu sei una cantante. Si tratta di uno stato molto “elevato”, ma anche “alleviato” (ride e mi osserva con una punta di  complicità) Voglio dire, tutto scompare ad eccezione di quello che stai facendo. Ed è importante per qualsiasi artista, per ogni persona essere totalmente concentrati su qualcosa o qualcuno. Vado ad ascoltare molta musica, e adoro l’esperienza di lasciarmi trasportare nel viaggio di qualcuno. E questo è quello che offro anche io: un viaggio. Ed è molto personale! Accadono delle cose con un certo pubblico che sono specifiche di quel pubblico. E ci sono dei momenti che non si ripeteranno più una seconda volta, sia per il pubblico che per l’artista. E’ molto stimolante essere coinvolti nell’arte. E’ vero per ogni artista in qualsiasi situazione perché stai sempre cercando di reinventarti. E’ bello, è stimolante! Mi sento molto fortunata.