Intervista con Matteo Brancaleoni (5.10.07)

 


 INTERVISTA A MATTEO BRANCALEONI
Eva Simontacchi
Fotografie: Alberto Gottardelli

 

Eva Simontacchi e Matteo Brancaleoni


 
E.S.: Prima domanda a bruciapelo: Che effetto ti ha fatto trovarti sul palco del Blue Note?


M.B.: Un’ emozione grande, è difficile da spiegare. Una sensazione di stordimento, paura ed eccitazione allo stesso tempo, tipo quella che si ha quando si deve dare un esame importante. Sono stato tante volte qui al Blue Note fra il pubblico ad ascoltare i miei artisti preferiti come Kurt Elling, Jimmy Scott, Freddy Cole, e mi sono immaginato tante volte su questo palco, anche se  mi sembrava un sogno quasi impossibile.

Sapevo che mi sarei emozionato, ma ad essere sinceri non così tanto. Ma grazie al pubblico così caloroso ed entusiasta di stasera via via mi sono sentito a mio agio. Anzi ringrazio in quest’occasione le centinaia di persone intervenute, non mi aspettavo un pubblico tanto numeroso né tanto meno così affettuoso,  ringrazio tutti di cuore. E’ una grande gioia ed una grande soddisfazione. Arrivare qui  era un sogno, e come dice una canzone “a volte i sogni diventano realtà”.

Matteo Brancaleoni

E.S.: Come hai preparato la scaletta per questa importante serata che segna il tuo battesimo al Blue Note, tappa importante per un musicista?


M.B.: Per ogni concerto che faccio cerco sempre di presentare una scaletta diversa, funzionale al pubblico ed alla serata. Il Blue Note era un banco di prova importante dove volevo far vedere chi ero. Così abbiamo ragionato con in miei musicisti su una scaletta molto serrata, valutando accuratamente i tempi, i pezzi e tutti i colori che volevamo toccare, cercando di creare uno show ritmato, incalzante ma che lasciasse anche momenti di respiro. Grazie ai preziosi consigli  dei miei musicisti abbiamo lavorato per ottenere una scaletta scorrevole ed eterogenea, fosse dipeso solo da me avremmo fatto solo ballads! Molti dei pezzi scelti erano inclusi in Just Smile, ma volevo inserire anche altri brani. Volevo presentare il tutto in chiave più moderna, riarrangiando completamente tutti i brani in base al talento dei musicisti con i quali avrei suonato, inoltre volevo dimostrare che ad un anno dall’uscita di Just Smile, ero cambiato e miravo a cose diverse. Temevo però che l’allontanarmi troppo dal “sound” del mio debutto discografico avrebbe potuto creare un’ incomprensione con il  pubblico, nel senso che chi ha ascoltato il mio cd si aspettava probabilmente una situazione più classica da trio jazz. Così abbiamo cercato, credo,  un giusto compromesso tenendo alcuni brani del disco ed inserendone altri nuovi, cercando un equilibrio fra la sonorità del trio jazz, come nel mio debutto discografico, ed altre diverse su cui sto lavorando
D: Come hai scelto i brani per il tuo  disco "Just Smile"?
M.B.: Avevo fatto una lista di circa 30 brani, quelli che mi piacevano di più e quelli a cui sono legato da una affetto particolare. Poi ne abbiamo discusso con Renato. La scaletta definitiva è stata fatta praticamente in studio, valutando sul momento quei brani che ci “sentivamo” di più.  Non riesco a cantare un brano se “non lo sento”. Mi capita di scartare anche nei concerti, pezzi che amo molto ma con i quali in un momento non riesco a relazionarmi. Una delle cose più importanti per me è “sentirsi nel brano” rispecchiarsi, trovare una propria chiave di lettura nell’interpretazione essendo onesti con sé stessi e con il pubblico. 

Matteo Brancaleoni

 
E.S.: Puoi parlarci di ciò che stai preparando per il prossimo futuro?


M.B.: Stiamo iniziando a lavorare ad un progetto musicale, che mi entusiasma e coinvolge molto. Un disco di brani inediti quasi tutti scritti da me. Fare cose mie è un’esigenza che è maturata nel tempo. A 20 anni non desideravo altro che suonare con una Big Band magari con gli stessi arrangiamenti dei miei idoli come Sinatra etc… l’ho fatto ed ora voglio altre cose. Non mi interessa cantare “alla maniera di…” o fingermi qualcosa che non sono. Ho le mie cose da dire, e voglio farle a modo mio. Ho 26 anni sono nato nel 1981 e non negli anni ’50. Voglio vivere il mio tempo, sarebbe anacronistico e un po’ ridicolo fingere con me stesso prima di tutto di essere qualcosa che non sono. E non è solo un fatto di repertorio. Anche riproponendo pezzi già conosciuti mi interessa esplorare contaminazioni fra generi musicali diversi. Stiamo lavorando molto su un sound moderno e accattivante,  senza rinnegare chi sono e cosa ho fatto fin’ora, ma che non abbia paura di confrontarsi anche con sonorità “diverse”. Sarà probabilmente un disco “Pop” nel senso di “popolare” accessibile a tutti, dove il jazz sarà presente, in una certa misura, nella forma e nelle strutture. 

Matteo Brancaleoni
 
E.S..: Hai inciso il tuo disco con Renato Sellani, Franco Cerri, Gianni Basso, Fabrizio Bosso, Massimo Moriconi e Stefano Bagnoli. Al Blue Note hai eseguito la tua performance con una formazione diversa. A cosa è dovuto questo cambiamento?


M.B.: Il motivo essenziale la ricerca di un sound diverso come ti dicevo. Avere avuto la possibilità di suonare negli ultimi anni con tutti loro è stata una scuola musicale ed umana importantissima per me. Ho molta stima e affetto per tutti loro, e con i quali spero di collaborare presto nuovamente.  “Just Smile” è stato il coronamento di un mio percorso personale. Specialmente con Renato con il quale ho lavorato più di tutti gli altri, è e sarà sempre il mio pianista preferito. Mi ha dato tanto e lui sa quanto gli sono riconoscente. Ho sentito però arrivare il momento di tentare una strada tutta mia. Sono stati proprio Renato e Franco a consigliarmelo tante volte, dicendomi di non fermarmi di guardarmi dentro e di uscire sempre più per quello che sono io.  Un’altra persona alla quale sono profondamente riconoscente, in tal senso, è Gegè Telesforo, che ammiro tantissimo e al quale, forse, non ho ancora mai detto quanto i suoi consigli mi siano stati utili. Dovevo formare un gruppo che fosse mio. All’inizio i dubbi erano tanti, della serie “sai quello che lasci (e che cosa lasciavo!!!!) ma non sai quello che trovi”. Ma dopo aver suonato insieme un po’ ho subito sentito che avevo fatto una scelta giusta. Musicisti affiatati fra loro, di grande talento e provenienti da background musicali diversi è questo è bellissimo perché ognuno ha una propria visione e porta un contributo assolutamente personale alla situazione. I tre con i quali lavoro più a stretto contatto  sono Carlo Bellotti, Paolo Gambino e Luca Allievi . Siamo amici da diversi anni e sono stati fra i primi a credere in me.

 

Eva Simontacchi e Matteo Brancaleoni


E.S.: Sei un amico di Michael Bublé, e so che hai anche duettato con lui. Ci parli di questa amicizia?


M-B.: L’amicizia con lui è nata ormai circa cinque anni fa, quando nessuno sapeva ancora chi fosse.Dovevo fargli un’intervista per un giornale. Ero molto prevenuto per via di una brutta esperienza avuta con un altro cantante poco tempo prima. Ma non appena abbiamo iniziato a parlare… Sai quando scambi poche parole con una persona  appena incontrata e ti sembra di conoscerla da tempo?  Mi sono sentito subito a mio agio. E’ nata subito una simpatia reciproca. Ci sentiamo, aihmè sempre meno spesso per i suoi impegni, via mail o per telefono, via sms. Michael, oltre all’artista che tutti conoscono, è una delle persone più intelligenti che conosca, ha una capacità di concentrazione e di sintesi veramente straordinaria. Non si perde mai in molti fronzoli e non dice o fa qualcosa se non lo vuole veramente. Puoi quanto sia rimasto sorpreso dal suo gesto pubblico di stima  che ha fatto qualche mese fa a Roma, parlando di me e invitandomi a cantare con lui sul palco del “The Place” mentre presentava il suo disco. Alla fine di quella bellissima serata entrando in camerino lui mi è venuto incontro. Mi sono commosso e gli ho chiesto “Ma perché l’hai fatto?” e lui semplicemente mi ha risposto “Tu non l’avresti fatto per un amico?”. Ecco questo è il Michael Bublè che conosco, una persona di grande cuore, semplice, generosa, sincera ed onesta. Quello che credo che abbia più apprezzato è che nonostante la nostra amicizia, non gli abbia mai chiesto niente o mai mandato qualcosa da sentire. Ha scoperto solo quest’anno che cantavo anch’io. Lui mi conosceva come giornalista e pensava facessi solo quello. E’ stato suo nonno a fargli sentire il mio disco a dicembre durante le feste di Natale e lui è rimasto molto sorpreso. Si merita tutto il suo successo, ed io mi ritengo molto fortunato a conoscere una persona così speciale.
 
E.S.: Hai mai pensato di includere nel tuo repertorio della musica d'autore italiana?


M.B.: Certamente, lo faccio quasi sempre, e spero di riuscirci in misura sempre maggiore. Amo molto cantautori come Tenco, Bindi, Bruno Martino, Paoli che hanno molti legami con il jazz, ma anche De Andrè, Guccini, De Gregori e Vecchioni che ho anche avuto la fortuna di avere come insegnante all’Università. 
 
E.S.: Cos'è la musica per te? Cosa desideri trasmettere al pubblico?


M.B.: Condivisione, partecipazione, gioia, tristezza… la musica è e può essere tante cose, come la vita. E’ una delle forme espressive, di comunicazione, più istintive e più alte che possiamo avere. Al pubblico vorrei trasmettere la gioia che il fare musica mi regala. Quella speranza e quell’energia positiva che, anche quando il cielo è coperto dalle nuvole, ci fa ricordare che il giorno dopo, o quello dopo ancora, il sole, torna sempre, a splendere alto nel cielo. E che, forse, con un sorriso, si affrontano più facilmente le difficoltà della vita.

Eva Simontacchi e Matteo Brancaleoni