Recensione del concerto Gendrickson Mena Quartet al Blue Note

 

 Gendrickson Mena

RECENSIONE DEL CONCERTO DI GENDRICKSON MENA E DEL SUO QUARTETTO – BLUE NOTE DI MILANO


3 febbraio 2008
Di: Marco Luigini
Fotografie: Eva Simontacchi

La musica è emozione! Il trombettista che ascolto ora in questo tempio milanese e mondiale del jazz, il Blue Note, è emozione pura.
Ebbi  la fortuna di ascoltare Gendrickson Mena per la prima volta parecchi  anni fa durante una jam session: quando quella sera salì sul palco - forse 8 o 10 anni fa - non lo conoscevo ancora, e  non avrei mai potuto immaginare ciò che quel ragazzo riccioluto e sorridente potesse trasmettere al pubblico. Poche note e la pelle del mio braccio destro ebbe subito la reazione in risposta al suono, come nel film “The Glenn Miller Story” del 1954, in cui la moglie di  Glenn Miller sentendo un brivido lungo la  nuca durante una sua performance, dice a Glenn: “Ecco, hai trovato il tuo suono, quello giusto”.
Gendrickson Mena oltre ad essere un valente musicista e compositore è un personaggio carismatico che comunica la gioia di vivere con la sua tromba. Il suo talento è un talento puro, genuino e moderno, una tromba che si può ascoltare tanto alle tre di notte in una strada deserta, quanto in mezzo a una folla di persone, come stasera al Blue Note di Milano.

Gendrickson Mena


La bravura e la grandezza di un trombettista è data da fattori quali il talento innato e lo studio personale, doti che Gendrickson Mena possiede e coltiva,  e che lo portano ad evolvere sempre più il suo stile e la sua tecnica. La dote più ambita per un musicista è quella di farsi riconoscere alle prime note di un brano;  la voce di Gendrickson Mena è riconoscibile fin dall’attacco del suono, e questa è la vera grandezza. Un “re” inteso come nota è sempre uguale a se stessa, ma il “re” di Sandoval non è il “re” di Gillespie o il “re” di Chet  Baker o di Miles Davis. Vi invito ad ascoltare un nuovo Re della musica: Gendrickson Mena, che riesce con il suo spirito e il suo grande cuore a far sue le note. Dipinge un quadro fantastico, la Cappella Sistina della musica jazz. Novità, freschezza, il genio!
Ricordate la scena in “Bird”, il film sulla vita di Charlie Parker in cui un  bravissimo sassofonista, dopo aver ascoltato il genio di Charlie Parker, sale sul ponte e getta il suo sax nel fiume riconoscendo così la grandezza di Parker e i propri limiti? Io non ho fatto così, suono sempre la mia vecchia tromba. Ma per sentire chi suona veramente la tromba da far sentire i brividi sulla pelle grazie a un’unione calibrata e perfetta di cuore, tecnica, armonia, mente e genialità, volo al Blue Note per ascoltare Gendrickson Mena e il suo Quartet.

GENDRICKSON MENA QUARTET
IL CONCERTO DEL 3 FEBBRAIO

Gendrickson Mena

Ezio Salfa e Giorgio di Tullio

Mario Zara


Accompagnano Gendrickson Mena sul palco Mario Zara al pianoforte, Ezio Salfa al basso e Giorgio Di Tullio alla batteria.

1) Little Sunflower (Freddie Hubbard)


Come una Ferrari a luce verde la partenza di Giorgio di Tullio alla  batteria. Le note della tromba incisive e calde nel registro centrale, poi graffianti e acute, un suono caldo, moderno, nuovo: ecco, è la tromba di Gendrickson! Come un fulmine a ciel sereno. Ascolto il suo timbro fresco, personale, frasi velocissime e tecnicamente perfette. Mi cattura tanto il suono pulito e lineare quanto a tratti quella nota acuta improvvisa, quei giochi sui tre tasti, quelle terzine e quegli staccati, quel re sopra il pentagramma tenuto con forza e vivacità.
Quelle glissate come coriandoli scendono sulla platea che immobile e concentrata segue il brano, coppie di innamorati non si guardano, affascinati dal colore e dal calore di quella tromba. Alla fine un applauso scrosciante, e gli sguardi dicono tutto.


{mospagebreak}

 

 

 

2) Asi (G. Mena)

Ecco un brano favoloso, eseguito ora con il flicorno, giocato sulle note centrali, calde, quelle che toccano il cuore. Il tema è dolce e delicato, fatto di passaggi che solo un  conoscitore di armonia e fraseggio jazz può ottenere. Suona con tale facilità che anche i passaggi più ripidi esplodono di grandezza e cultura. Dopo aver suonato, Gendrickson si raccoglie sotto quelle treccine particolari che lo rendono ancora più personaggio.   Il colloquio fra i musicisti si svolge ad altissimi livelli, ottimo l’interplay tra piano e batteria, una locomotiva ad alta velocità. Il quartetto è in serata!
La musica cresce in intensità, si arriva all’orgasmo sonoro per ritornare al tema, poetico e soft. Trentaduesimi e sessantaquattresimi ricordano Dizzy. Su di un tappeto ipnotico la batteria  sfoggia tutta la sua caratura, la risposta ai sessantaquattresimi precedenti. Ora salti di ottava e finale intenso con acuto. Applausi scroscianti.

3) Asi Son Mi Sentimientos  - (G. Mena) Il cuore grande. Havana Cuba e sentimento


Chiudo gli occhi e il viaggio musicale inizia sul tema eseguito al flicorno, a cui con agilità straordinaria risponde il pianista, Mario Zara, come un Herbie Hancock moderno. Giochi di quarte, scale, cromatismi e quartine come saette;  il batterista risponde. Il pubblico applaude a scena aperta. Sono incantato, sto seguendo questo solo incredibile, un mix di cuore tecnica e sentimento. Se devo cercare un riferimento nel passato dei grandi trombettisti mi vene difficile non pensare a Freddie Hubbard. Proprio lui ha influenzato in passato il giovane Gendrickson Mena, ma direi oggi che ha trovato il suo linguaggio: non mi stupirei di sentire in futuro o di leggere nei prossimi anni – “ecco, questo giovane trombettista suona con lo stile di Grndrickson Mena”.

 

Gendrickson Mena
 

4). Para ti Chet (G.Mena)


Novità, Gendrickson canta, improvvisa con lo scat e suona alla Chet. Si crea un atmosfera surreale, il pianista è sul registro alto, il bassista è profondo e presente con un tiro da quattro,  la batteria al limite del solo continuo, un ensemble che crea un jazz moderno.
Dopo Chet sembrano subentrare Sandoval, Hubbard,…. Ma è comunque  Gendrickson! Questo è suonare! L’artista ora mi ricorda Dizzy quando, lasciata la tromba, prosegue con lo scat!

5) Body and Soul (John Green) piano e tromba


Una  intro pianistica veramente notevole: note in ampi risvolti, sciolto il linguaggio, romantico il contenuto e splendida la chiusura. Il cuore batte e il sentimento del trombettista cubano esplode sulle prime note con una sensibilità espressiva da fuoco d’artificio. Le note lunghe racchiudono un’anima grande, il cuore ora in alto come la profondità del sentire. Veramente eccellente il colloquiare fra piano e tromba. Estasiato, il pubblico applaude. Quella capacità di fare quella settima, quella quarta, quel picco lassù, sopra il pentagramma con la nota staccata, ma precisa come un orologio svizzero, e tornare nel groove il secondo dopo. Ma è quando resta solo che si capisce ancora di più la sua grandezza.


6). Blue in green  (Bill Evans) funky,  tromba con sordina 

     
Il bassista fa vivere quella chiave di basso con fraseggi limpidi, chiari e incisivi. Supportato dalla batteria gioca su cromatismi e note sulla prima corda, che aumentano il groove e la profondità del gioco creativo. Ora una glissata fino al re bemolle acuto: un grande trombettista! Preciso, fantasioso, un “solo” di grande tecnica, una cascata di rullate e rintocchi sul bordo del rullante particolari e colorati di Giorgio di Tullio: un trionfo!


7) My Colors (G. Mena)

Si va sempre più in alto sia come intensità di colori sia nell’estensione, almeno due o tre tagli sopra il rigo, forse anche quattro. Un grande musicista, compositore e improvvisatore.  Come un pittore, nei soli c’è la tecnica, l’astrattismo, il colore, la forza, la spregiudicatezza! Salti di quarta, scale cromatiche, scale velocissime all’insegna di una tecnica e di una padronanza dello strumento grandiosi.
Lasciata la tromba gioca con la tastiera, dove sfoggia un fraseggio ampio, completo, colto e tecnicamente avanzato.
Il suono della tromba è personale e per questo mi sento di dire che Gendrickson Mena nel prossimo futuro farà parlare sempre più di sé.

Gendrickson Mena Quartet al Blue Note

8). Chan chan (Francisco Repilado, Compay Segundo)


Gendrickson Mena resta solo sul palco, e si siede al pianoforte a coda del Blue Note. La risata contagiosa! Le scariche di note ricordano uno Stravinskij, poi esce l’alma di Cuba e l’ampiezza di accordi alla Thelonius Monk. Si viaggia con la mente a Cuba, la sua Cuba che batte nel suo cuore pieno di gioia e di verità. Il pubblico sente tutte queste emozioni e riversa in sala applausi sentiti e il battito del cuore, i battiti d’ali, sul piano che erutta come un vulcano lava rossa di sangue e sentimento!

9) Caravan (Duke Ellington)


Versione latin jazz del celeberrimo brano di Duke Ellington eseguita con la tromba. Il ritmo è contagioso, con quel suo andamento cha cha cha . Il trombettista, leader del gruppo, presenta i musicisti uno ad uno, permettendo al pubblico del Blue Note di esprimere il proprio apprezzamento per ogni componente che da sfoggio della propria abilità musicale e creativa. Il brano, anche dal punto di vista dell’intenzione ha un carattere conclusivo per chiudere la serata  con gioia, energia ed intensità.
Abbiamo ascoltato solo pochi brani questa sera ma il puzzle musicale è formato da centinaia di pezzi. Vi invito a collezionare altre sere per formare questo puzzle incredibile! Come sintesi della serata, del musicista e del suo quartetto, la sola parola che mi viene in mente per provare a descrivere il Gendrickson Mena Quartet è eccezionale.    
 

Marco Luigini