Intervista a Sheila Jordan

 

 

 

Sheila Jordan

INTERVISTA A SHEILA JORDAN
Milano, venerdì 20 febbraio 2004
Testo e intervista di Eva Simontacchi
Fotografie: Eva Simontacchi,archivio Sheila Jordan


Sheila Jeannette Dawson nacque  nel 1928, a Detroit, nel Michigan. Cresciuta in povertà in Pennsylvanya, la terra dei minatori, Sheila Jordan iniziò a cantare che era ancora bambina, e poco più che adolescente stava già lavorando semiprofessionalmente nei club di Detroit. Fu grandemente influenzata da Charlie Parker, e in effetti venne influenzata maggiormente dai musicisti piuttosto che dai cantanti. Dato che lavorava principalmente con musicisti di colore, venne molto osteggiata dalla comunità bianca, ma non si lasciò scoraggiare e persistette nella sua carriera. Faceva parte di un trio vocale: “Skeeter, Mitch and Jean” (lei era Jean), ed eseguivano delle versioni dei soli di Charlie Parker in modo molto simile a quello che fecero più tardi Lambert, Hendricks and Ross. Dopo essersi trasferita a New York nei primi anni ’50, si sposò con il pianista di Charlie Parker, Duke Jordan, e studiò con Charlie Mingus e Lennie Tristano, ma le sue prime incisioni non le fece fino all’inizio degli anni ’60. Una delle incisioni venne effettuata a sua nome, l’altra si intitola “The Outer View”, con George Russel, che include una famosa versione della durata di 10 minuti di “You Are My Sunshine”.  Verso la metà degli anni ’60 il suo lavoro comprendeva liturgie jazz cantate nelle chiese e un intenso lavoro nei club, ma il suo seguito era piuttosto ristretto persino entro i confini del jazz. Verso la fine degli anni ’70 il pubblico jazz aveva incominciato a capire il suo stile senza compromessi, e la sua popolarità crebbe, come aumentarono anche le sue partecipazioni in vari album, che includono un album con il pianista Steve Kuhn, (entrò a far parte del suo quartetto), e l’ album: “Home”, che includeva una raccolta di poesie di Robert Creeley messe in musica ed arrangiate da Steve Swallow.
Nel 1983 esce un album in duo con il contrabbassista Harvie Swartz dal titolo “Old Time Feeling”, che include vari standard che Sheila Jordan esegue regolarmente nel suo repertorio, mentre l’album “Lost And Found” del 1990 è un tributo alle sue radici bebop. Entrambi gli album contengono i segni distintivi che la contraddistinguono quali i frequenti e inaspettati cambiamenti di altezza del suono che tendono a confondere un pubblico non iniziato. Totalmente non derivativa, Sheila Jordan è una delle pochissime cantanti jazz che si meritano questo appellativo, e nessun altro termine potrebbe definirla. La celebre cantante ha di recente celebrato il suo settantacinquesimo compleanno uscendo con l’album “Little Song” su etichetta Highnote Records.

A CENA CON SHEILA JORDAN

Sheila Jordan ha lavorato tutto il giorno in studio, prove, sound check…. Ed eccola qui tra noi, sorridente e fresca come una rosa. E’ dotata di una incredibile vitalità, ed è una ragazza tra le sue ragazze (alcune delle sue allieve italiane che seguono i suoi corsi da anni: Eleonora D’Ettole, Nadia Pazzaglia, Patrizia Sonego ed io). Ceniamo assieme, e mentre stiamo aspettando il caffè ed il dessert, iniziamo a porle delle domande….

Nadia Pazzaglia: In tutti questi anni di carriera e di esperienze, non ti è mai capitato di avere la sensazione di non essere capita o apprezzata nei tuoi valori profondi e nella tua unicità dalle persone attorno a te? Hai passato dei momenti di scoraggiamento? Come li hai superati?

Sheila Jordan: Si, certo… Ho avuto molti di questi momenti nella mia vita. Momenti in cui non stavo lavorando quanto avrei voluto, o anche momenti in cui non ho lavorato per periodi molto lunghi. Ma sapevo che se avessi continuato a fare musica, nel mio cuore, sia che fossi fuori da qualche parte davanti a un pubblico, sia che la facessi nel mio intimo, nel mio cuore, allora avrei ripreso a cantare da qualche parte e in qualche modo. Dunque si tratta di non perdere la necessità di fare musica. E questo ha molto a che fare con la dedizione. Ci si deve dedicare a mantenere viva la musica senza badare a ciò che accade, sia che tu abbia la possibilità di cantare, sia che tu non l’abbia. Ma si tratta della volontà e della dedizione di tenerla viva….. E bisogna stare molto attenti, perché a un certo punto della mia vita, questo mi portò ad abusare di alcol e droghe. Le adoperai come stampella nei momenti in cui non stavo lavorando come avrei voluto, a causa della mia necessità interiore, non dei guadagni. Avevo bisogno di fare musica, la musica per me è come il cibo, e sono certa che lo sia per molte persone, quelle che sono totalmente immerse e impegnate nella musica. E quando non hai il cibo, il cibo spirituale, c’è una parte di te che non è realizzata…. Dunque bisogna stare veramente attenti perché si può rischiare di cadere nell’alcol e nelle droghe per questo motivo.

Eva Simontacchi: E’ una specie di depressione che cala su di te e inizi a fare cose che non ti fanno bene….

S.J.: Assolutamente! Inizi ad autodistruggerti! E in tutta probabilità distruggendo anche l’unica cosa che ami maggiormente, la musica! Però io ho trovato un valido aiuto nella fede e attraverso programmi che aiutano persone a uscire dal tunnel della droga e dell’alcol, che ti aiutano a recuperare l’autostima… Sono stata fortunata perché ho pregato, ho pregato tanto, e ho cercato di stare con persone che mi aiutassero a superare queste grosse crisi della mia esistenza quando mi capitavano.

E.S.: Queste crisi e tutte le difficoltà che hai superato con molta fatica ti hanno resa più forte sicuramente.

S.J.: Si. E tutto questo è nella musica! E’ tutto parte della musica! Cose belle, cose brutte, sono tutte nella musica. Sono tutte esperienze…. E sono tutte nella musica.

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Eleonora D’Ettole: Nadia ti ha chiesto dei momenti difficili della tua vita. Io vorrei chiederti di parlarci delle cose belle, positive. Quali sono le cose che ti hanno dato la forza e la speranza per andare avanti?

S.J.: La gente che capiva cosa stavo cercando di fare a livello musicale. Ogni volta che qualcuno si rivolgeva a me; non che abbia bisogno di complimenti, questo no, ma ogni volta che qualcuno mi diceva di avere veramente ascoltato quello che stavo facendo e di averlo veramente “sentito” e capito…. Ah! Questo mi dava sicurezza! Quando ero una ragazzina Charlie Parker soleva dirmi che avevo un orecchio da un milione di dollari…. Diceva: “Andrai bene, ragazzina!” E poi tutti i musicisti che mi hanno trovato posti dove cantare e dove fare concerti. Io non ho un agente, e non ho un manager, dunque tutto il lavoro che ottengo, lo ottengo attraverso i musicisti, e questo è un grossissimo complimento per me, perché mi chiamano e mi chiedono se desidero fare musica con loro. E questi sono dei grandi momenti! Grandi momenti per me sono anche quelli in cui mi trovo a cantare con dei musicisti e ci sentiamo tutti collegati, e diventiamo quasi una sola anima. Ho avuto delle esperienze extracorporee nella mia vita, per mezzo della musica. Non molte a dire il vero, ma le ho avute. Una delle prime volte in cui provai questa esperienza fu mentre cantavo con il contrabbasso, stavo facendo basso e voce. Ed era una cosa piuttosto difficile “entrare” in questa cosa, perché quando iniziai, lo feci interamente, cioè, una serata intera di duo contrabbasso e voce. A quell’epoca non lo faceva nessuno. Nessuno stava nemmeno pensando di farlo. E tutti mi dicevano: “Sei pazza? Dov’è il batterista? Dov’è il piano?” eccetera, eccetera… E io rispondevo: “Nella mia testa! Sono tutti nella mia testa! Il piano e la batteria sono qui, nella mia testa!” (Ridiamo tutte, e ride anche lei).
Mi ricordo di una volta particolare in cui contrabbasso e voce si fusero insieme diventando una sola voce, e a quel punto lasciai il mio corpo…. Lasciai il mio corpo! Non mi ricordavo chi fossi, dove fossi, da dove provenissero i suoni, come stava succedendo, ma è stata la sensazione più incredibile al mondo! Non posso nemmeno iniziare a descriverla! E penso di averne avute cinque di queste esperienze nella mia vita, dunque sono molto fortunata…. E non si può mai sapere quando accadranno e se accadranno. Possono non capitare per vent’anni, e poi ti succede, ed è grandioso! E per quanto riguarda i momenti musicali ho avuto dei momenti meravigliosi con musicisti fantastici. Non posso parlare di una particolare volta, ma in genere, quello che cerco di fare è questo: per non sentirmi a disagio non mi presento pensando “Oh, Dio, Piacerò al pubblico?”. Al contrario, mi presento pensando a quanto mi piaccia quello che faccio, quanto amo questa musica, e per me è importante portare questo messaggio. Mi sento come se fossi un messaggero. Quando insegno e quando canto, sono un messaggero di questa musica. Ed ecco come mi sento riguardo a me stessa. Dunque finchè ho questa sensazione, io sono un messaggero, esattamente come ora, che sto parlando con voi, e stiamo parlando insieme, e voi mi raccontate le vostre vicende ed io le mie, e voi giovani cantanti mi rendete partecipe dei vostri sentimenti e delle vostre sensazioni, e lo stesso faccio io con voi, e questo è un messaggio, e così è la musica quando sto cantando. E’ come un messaggio.

Nadia Pazzaglia, Eva Simontacchi, Patrizia Sonego, Sheila Jordan, Eleonora D'Ettole

E.S.: Cosa c’è al di là della musica, dietro la musica, nella musica?

S.J.: L’anima! Sto parlando di emozione…. In altre parole, intendo dire che tutto ciò che ti accade durante la vita, in bene o in male, se sei realmente collegata alla musica, se la tua anima è collegata alla musica e diventa parte della tua anima, o la riempie completamente, allora ci siamo. Questa è la storia. Tutto il bene o il male entra nella musica per diventare suono, messaggio. Voglio dire, il mio messaggio è che per quanto tu possa toccare il fondo, per quanto possa essere difficile rialzarsi o andare avanti, o anche solo continuare perché non hai un posto dove poter cantare, non ottieni il rispetto dei musicisti…. Tu ci credi? Credi che questo dono che tu hai lo vuoi condividere con altre persone? Ci credi? Allora non puoi permettere a nessuno di abbatterti o di deprimerti. Devi innalzarti al di sopra di tutto questo. E questo a volte è stato molto difficile per me, ma non ho mai ceduto. Sapete? Non ho mai ceduto! E c’era un sacco di gente che mi ripeteva: “Perché vuoi cantare questa musica? Ci sono altri tipi di musica! Farai un sacco di soldi!”
E io rispondevo: “Hey! Non si tratta di soldi, posso trovarmi un lavoro in ufficio, e battere a macchina delle lettere!” Cosa che ho fatto! Non si tratta di questo! Ho fatto vari lavori per sostenere la musica che amo,  a un certo punto la musica che amo sosterrà me! Forse non mi sosterrà  mai, ma io la sosterrò sempre perché la amo e ci credo! E’ un modo di vivere, la musica per me…..
E conosco i sacrifici e le difficoltà che hanno le giovani cantanti, e il mio messaggio per loro è questo: “Non permettete che altri vi deprimano o vi scoraggino. Troverete un modo per cantare. Ci sarà un modo per voi di esprimervi... Forse non ogni giorno della settimana, forse non ogni giorno del mese, forse una volta ogni due mesi, ma troverete un posto dove fare musica. E finchè rimarrete attaccate a questa convinzione e non mollate, e non rinunciate, andrà tutto bene. E’ quello che ho fatto anche io! Io ho dovuto crescere una bambina da sola. E provenivo da una famiglia molto poco raccomandabile. Veramente. Sono sempre stata sola fin da quando avevo diciassette anni. Mi sono dovuta mantenere da sola….  Ho dovuto crescere in fretta! Sono passata attraverso tremendi pregiudizi razziali da parte della comunità bianca di Detroit quando stavo crescendo, perché volevo gravitare attorno alla musica, e i poliziotti bianchi mi portavano sempre alla stazione di polizia.  Sono arrivata a New York e sono stata picchiata per strada perché mi accompagnavo a degli afroamericani! Un sacco di giovani avrebbero semplicemente detto: “Chi me lo fa fare? Non ne vale la pena… Non mi farò ammazzare per la musica!” Ma per me ne valeva la pena, eccome! Loro erano malati e pieni di pregiudizio, ed erano brutti perché non volevano vedere delle giovani ragazze bianche assieme a gente di colore, ma quelli erano i miei amici! Erano le sole persone a cui mi potevo rivolgere, erano i soli che capivano quello che stavo facendo, ciò che stavo ricercando. Si trattava di quella musica, della musica nera. Si trattava di bebop, di Charlie Parker, di Thelonious Monk, Bud Powell, tutti i grandi. Dunque…. Uno avrebbe potuto rinunciare, se non fosse stato abbastanza forte. Per me la musica era la cosa più importante al mondo, e ho detto e ripetuto che avrei potuto morire per la musica. E lo dico ancora oggi: potrei morire per questa musica. Questa musica offre un magnifico modo per esprimere amore ed esperienza. Non puoi farlo con tutti i tipi di musica, ma puoi certamente farlo con il jazz. Gli esempi più grandi di quello che sto dicendo sono rappresentati da Billie Holiday, Charlie Parker, Bill Evans, e tutti quei grandi, grandi musicisti che sfortunatamente si sono rovinati con l’alcol e le droghe, e a queste cose bisogna stare molto attenti! Non bisogna prendere quella strada, perché io l’ho presa e vi posso garantire che non funziona. Non ti rende una cantante migliore, non ti rende più rilassata, non fa niente di tutto questo. L’unica cosa che fa, è che ti porta a poco a poco, a un punto in cui perderai tutto. Circa diciotto anni fa ebbi un risveglio spirituale. Sentii una voce…. Non una voce che mi diceva “Hey!” (fa un vocione). Si trattava di una “voce visiva”, capite cosa intendo? Inorganica…. Non stava accadendo organicamente. E il messaggio che ricevetti fu: “Se non ti prendi cura del dono che ti ho dato, allora te lo porterò via, e lo darò a qualcuno che lo rispetterà!” E fu lì che decisi di non bere e di non drogarmi più. E non ci cascai più, nonostante mi sentissi a volte abbattuta per il fatto di non cantare come avrei voluto, e poi sono stata premiata! Ed eccomi qua, ora, a settantacinque anni, sto lavorando come non ho mai lavorato nella mia vita, e io sono una prova vivente del fatto che funziona se non demordi e continui a darti da fare. Se tu ci credi, e la tieni viva (la tua passione, la musica), funziona.  Spero che non richieda agli altri tutto il tempo che ha richiesto a me, ma anche così, io sono una prova evidente che ne vale la pena e funziona. E le ragazze lo sanno…. Queste cantanti (sfiora con lo sguardo Eleonora D’Ettole, Nadia Pazzaglia, Patrizia Sonego), lo sanno. Mi sono state vicine a lungo, e sanno molte cose di me, hanno visto molte cose. E’ l’unica soluzione. E’ la più grande musica al mondo, e se ti prende….. Ma ci deve essere dedizione, e dedizione significa imparare, mai pensare di sapere tutto. E come ho detto, alla mia età sto ancora imparando. Imparo sempre. Ogni volta che apro la bocca imparo.

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E.S.: Dato che stiamo parlando di imparare…. Stai lavorando su progetti nuovi? Nuovi album?

S.J.: Oh, si. Devo andare in studio e incidere con l’E.S.P. Trio (Cipelli, Zanchi, Cazzola) e Paolo Fresu  alcuni brani. Quando mi hanno chiesto di farlo, ero talmente impegnata, e lo dico con gioia, che non ho avuto il tempo di fare una ricerca del materiale. La mia casa discografica vuole che esca con un nuovo album, ma io desidero incidere un altro album contrabbasso e voce in duo…. Una incisione live. Dunque, non ho avuto tempo di ricercare nulla…. Che cosa voglio incidere? Conosco un sacco di canzoni, e molte le ho già incise, anche se molte no, ma so che avrò il mio speciale sound e il mio modo particolare di cantarle, anche se sono state fatte e rifatte, o anche se un sacco di gente le canta…. Poi ho pensato: Mi prendo sempre molto tempo per trovare dei bei brani per i cantanti quando insegno loro il repertorio, diversi tipi di canzoni, con tempi diversi, e diversi approcci a livello emotivo, dunque alcune delle canzoni che farò sono quelle che insegno ai cantanti, e che non ho mai pensato di incidere. Ma questo pensiero mi ha colpito! Mi sono detta: “Forse dovrei incidere alcune di queste canzoni, perché mi piacciono davvero tanto!” Perché non darei mai ai cantanti ai quali insegno, delle canzoni che non canterei io stessa. Non lo farei mai. E sono molto onesta. Se loro mi chiedono “Ti piace questa canzone? L’ho scelta… Ti piace?” Se non mi piace, rispondo “No, non mi piace.” Ma questo non vuol dire che non la possano imparare e cantare se a loro piace veramente.
Mi sarebbe piaciuto, da sempre, incidere un album in tonalità piuttosto gravi, o medie, delle ballad…. Non un sacco di velocissimo scat. Qualcosa come delle bosse molto lievi, e delle ballad, e degli swing tempos….. Per cui ecco ciò che farò. Andrò lì e canterò come quando canto per i cantanti…. (sorride) Questo è il mio piccolo tributo ai cantanti di tutto il mondo che amano la musica, e anche ai cantanti a cui ho insegnato, è una specie di pensiero dedicato a loro. Ecco qual è il progetto. Poi inciderò anche un album in duo, contrabbasso e voce, perché ci sono un sacco di cose che non ho fatto e che desidero fare con il contrabbasso e la voce, e desidero che vengano registrate. La vedo così, per folle che possa apparire, so quanti anni ho….. Quanti anni mi rimangono ancora? Voglio dire, in effetti…. E tutti mi dicono: “No, no! Cosa vuoi dire! Puoi vivere ancora tanto…” No, non lo so…. Mi volterò indietro e avrò ottant’anni, nel giro di pochi anni. Per cui ci sono  alcune cose che desidero lasciare…. Non voglio andare a incidere tanto per incidere. Questo tipo di atteggiamento non mi dice niente. Ho aspettato quattro anni prima di uscire con il mio ultimo cd, per molti motivi. Non ero sicura di ciò che desideravo incidere, non sapevo esattamente con chi avrei voluto incidere…. Sapevo di volere Steve Kuhn se lui fosse stato libero ed io pure…Questo lo sapevo. Io non l’avrei fatto perché “Devo uscire con un album altrimenti perdo di popolarità”….e questo tipo di discorso non mi interessa. Volevo che fosse fatto al momento giusto e che fosse la cosa giusta… L’atteggiamento è stato quello di pensare: “OK, sono pronta ad entrare in sala d’incisione perché ho qualcosa da dire… su disco”. Ho sempre qualcosa da dire quando canto davanti a un pubblico, perché non si sa mai cosa accadrà, ma su disco non mi va di incidere gli stessi brani a ripetizione, a meno che si tratti di una incisione live, allora è diverso. Dunque, non incido molto. Non perché la mia casa discografica non lo voglia, me lo chiedono sempre. Ma io rispondo: “Non sono pronta…. Ci devo pensare.” Prendo tempo. E poi d’improvviso arriva, ma per certi versi devo stare attenta, ed è una cosa a cui tutti dobbiamo stare attenti: a non procrastinare troppo. E’ molto facile caderci, Continuando a rimandare, rimandare…. Ed ecco come si svolgeranno le cose…. Non so se l’incisione andrà… Non abbiamo una casa discografica… Ma loro mi hanno chiesto di incidere con loro, e mi sono sentita molto lusingata! Ho risposto: “Certo che lo farò!”  Dunque entreremo in sala d’incisione e vedremo cosa succederà…. Potrebbe non portare da nessuna parte, ma potrebbe anche essere accolto da qualcuno e risultare una buona cosa che funziona. Ci saranno degli ottimi musicisti che incideranno con me, dunque vedremo. Ma ancora una volta, questo è secondario. E le giovani cantanti di oggi, se solo potessero concentrarsi sulla dedizione, senza impazzire per uscire subito con un cd… e senza pensieri del tipo: “Oh, mio Dio, cosa farò se non riesco ad avere serate?” oppure “Devo trovarmi delle serate”… Se loro solo riuscissero a prendersela con calma e a non stressarsi su pensieri del genere… Ci sono un sacco di sessions, e anche voi cantanti, potete organizzarvi le vostre cose! Si potrebbe trovare un club da qualche parte dove possano avere una serata, dove si possa presentare una serata per cantanti una volta al mese… Sarebbe fantastico! Se io fossi giovane di questi tempi, e se non stessi lavorando tanto quanto sto lavorando ora, lo farei! Farei un club, il mio club! Lo farei!

S.J. Stavate tutte parlando di recensioni prima di cena…. Penso che anni fa, quando mi recensivano specialmente in quel periodo della mia vita in cui ero depressa, una recensione negativa avrebbe potuto veramente incidere pesantemente su di me…..perchè avevo poca autostima, tanto per cominciare, a causa della vita, dei problemi, dei duri colpi che avevo ricevuto… Dunque una recensione negativa avrebbe potuto farmi veramente male. Invece se oggi ricevo una recensione negativa, non dico che non mi tocchi, ma mi secca che non capiscano che cosa stia facendo a livello musicale. Non mi disturba che non piaccia il mio sound, questo non mi disturba, lo accetto facilmente, se capite cosa intendo. Ma quando qualcuno non capisce il concetto musicale, e distrugge i testi… o scrive “forse era ubriaca mentre cantava”…. Per il mio ultimo CD ho avuto delle splendide recensioni, ma tra le varie recensioni ce n’è stata una in cui la persona che l’ha scritta non aveva la più pallida idea di quello che stessi facendo. C’è una canzone che ho cantato dedicandola a mia madre, morta a causa dell’alcolismo. E mia madre e mia nonna erano entrambe bevitrici.... erano alcolizzate. E  ho cantato per loro questa canzone intitolata “When I Grow Too Old To Dream”. Si tratta di una vecchia canzone, ed era una canzone che loro cantavano quando si ubriacavano….. Questo giornalista l’ha recensita dicendo: “Sembrava ubriaca quando l’ha cantata”…. E sapete cosa può fare una frase del genere a una persona che si sta disintossicando dall’alcol? (Ride….) Avrei voluto ammazzarlo! Voglio dire, ha scritto che se io non stavo cercando deliberatamente di sembrare ubriaca allora ero un genio. Dunque, credo di essere un genio a questo punto, perché non stavo cercando di sembrare ubriaca! Poi eseguo questa canzone dedicata a Kenny Dorham, fantastico trombettista morto giovane….Lui aveva scritto questa canzone che si intitola “Fair Weather”. Fair Weather parla di uguaglianza razziale, parla di persone di tutte le razze che si incontrano e si capiscono un giorno. E questa persona che scriveva la recensione non l’ha capita… Ha scritto che i testi erano triti, scontati. Non ha capito… Voglio dire, Kenny Dorham….Ok, quando sei stato per strada in una città pervasa da un pregiudizio razziale spaventoso come Detroit,  ma anche in alcune parti di new York, e sei stato pestato per questo motivo, e sei stato maltrattato dal dipartimento di polizia a causa dell’uguaglianza razziale in cui credi…. Ecco di cosa parla questa canzone: un giorno cammineremo tutti mano nella mano e il tempo sarà splendido. Ma questo tizio non l’ha capito! Ha recensito negativamente la canzone. Ha scritto che ero una grande scat singer. Io non credo di essere una grande scat singer…. Betty Carter è una grande scat singer. Bobby McFerrin lo è, Kurt Elling e Mark Murphy sono grandi scat singers. Io non penso a me stessa come a una grande scat singer…. Gli piaceva lo scat, ma non è riuscito a comprendere il resto…. Insomma, non l’ha capita!
Ma il punto è questo: anni fa avrei ripreso a bere. O mi sarei drogata a causa di una cosa come questa. Mi avrebbe portato a toccare il fondo, perché non aveva capito cosa stavo cercando di trasmettere; soprattutto nei riguardi dei musicisti che avevano scritto i brani…. E io sapevo che si trattava di storie vere. Lasciamo perdere la voce, che potrebbe piacere o non piacere, ma la cosa che mi stupisce è che questa persona mi ha sentito fare dello scat, e ha pensato che io fossi una grande cantante scat, ma non mi ha ascoltata cantare delle ballad che raccontano una storia. Non canto mai canzoni che non abbiano una profondità. Non lo faccio! Non canto canzoni prive di significato. Ma ora, vado per la mia strada e sorrido. Bisogna invecchiare…. Gli ho scritto? Mi sono ubriacata e gli ho telefonato prendendomela con lui? No! Ma anni fa l’avrei fatto…. Ora dico: “Sai cosa c’è di nuovo? Non è un mio problema. E’ un suo problema… E se non comprende, pazienza! Perché non mi aspetto che a tutti piaccia ciò che faccio”. Ma ragazze come loro (guarda le cantanti al tavolo), e giovani cantanti come te (mi guarda), voi dovete stare attente… E non dovete permettere che cose come queste spezzino il vostro spirito. Vedete, una delle cose riguardo all’insegnamento in generale, è che l’ultima cosa che vorrei fare al mondo è spezzare lo spirito di una giovane cantante. E ci sono un sacco di insegnanti, critici e musicisti che lo fanno. Spezzano il loro spirito. E per me è come commettere un assassinio. E’ come commettere un assassinio spirituale (e per sottolineare ciò che dice, batte la mano sul tavolo….) Se devo insegnare in questo modo, se devo cantare in questo modo, allora non voglio farlo. Non è ciò che desidero. Non fa parte di me. Non ci sto. E  trovo un sacco di insegnanti che sono in competizione con i loro allievi. Hanno paura che i loro allievi cantino meglio di loro! Bé, voi non desiderereste che i vostri allievi siano migliori di voi? Voglio dire, e non solo questo! Non vorreste che loro imparassero dai vostri errori  mettendoli in guardia? Non li incoraggereste e non li aiutereste a fortificarsi, rendendoli più consapevoli? Un sacco di insegnanti non lo fanno! Non dovrebbero nemmeno insegnare! Quando distruggi gli spiriti delle persone non dovresti insegnare! E cosa vuol dire “meglio”? Chi decreta cosa sia “meglio”? Cosa significa? Ognuno di noi ha la propria storia da raccontare. Alcune voci sono più potenti o più risonanti…. Questo non vuole necessariamente dire che siano “migliori” di altre….

E.S.: Spesso, quando sono con gli allievi li paragono a un bouquet di fiori diversi. Un mazzo di fiori di diverse dimensioni, colori, profumi, ed ogni fiore esalta la bellezza di quelli che gli sono attorno, perché la diversità è bellezza… Mi rendo conto che l’insicurezza che ognuno ha nei propri riguardi potrebbe anche sfociare in sentimenti molto umani quali la frustrazione, un pò di invidia…. Ma punto sul fatto che ogni voce è unica, e ognuno dovrebbe lavorare sulla propria unicità apprezzandola e amandola…..

S.J.: Ma sai, non ce n’è abbastanza di questo al giorno d’oggi là fuori! Voglio dire, non ci sarebbero molte insegnanti d’accordo con questo. E rimango sempre stupita quando ho ragazze come Patrizia, Eleonora e Nadia, e un sacco di altre cantanti nei diversi posti in cui vado….e a Venezia ho Paola che mi chiamano in continuazione e mi dicono: “Vorremmo che tenessi un altro workshop”…. Perché io non mi soffermo nemmeno a pensare “E’ valido?” o “Stanno imparando qualcosa?” o altro… Ma ovviamente qualcosa stanno ottenendo, perché continuano a volere che torni, e mi sono amiche. Dunque non so cosa sia, e sai una cosa? Non me lo chiedo nemmeno più!

E.S.: Credo che tu lo stia dimostrando in questo momento che cos’è. Hai una grande onestà interiore. Ecco perché ti cercano. Sei una persona rara…. Ora Giovanni vorrebbe porti una domanda…

Giovanni: La relazione tra politica e musica… C’è una sorta di differenza tra un’ala e l’altra (a livello politico) per quanto riguarda l’arte, e ovviamente la musica? Arte e musica vengono appoggiate ed aiutate da una particolare ala politica negli U.S.A.?

S.J.: Si, generalmente dall’ala sinistra.

E.S.: E altri non appoggiano?

S.J.: Non è che non lo facciano… Alcuni lo fanno. Ci sono anche persone facenti parte dell’ala destra che ascoltano la musica, ma la maggior parte delle persone che sono immerse nella loro particolare forma d’arte come gli artisti e gli scrittori fortemente astratti e creativi… Gente che non fa molti soldi… E il jazz. Il vero jazz. Non sto parlando del crossover o del commerciale… Parlo dei veri musicisti jazz che non vengono accettati, che non vengono realmente accettati da un certo gruppo di persone. In generale le persone che non li accettano sono molto ricche. (Sorride) Se ingaggiano un trio jazz per un party, non ascoltano. Desiderano solo avere una musica di sottofondo, e ci sono un sacco di musicisti che lo fanno. Ho appena fatto un gig in duo con Steve Kuhn, il fantastico pianista, all’Harvard Club. La persona che ha organizzato l’evento ci ha detto: “Oh! Sono così felice che siate qui! Abbiamo tanto sentito parlare di voi!”….e così via. E io ho risposto: “Davvero?” Ho ricevuto un certificato da Harvard, perché ero stata alla Harvard University a tenere un workshop…. E poi ho tenuto un concerto. E il Presidente della Harvard University mi ha inviato questo certificato incorniciato con tanto di nastro rosso attorno! E io mi sono detta: “Caspita! Cominciamo ad essere accettati!” Dunque si è alzato, si è presentato davanti al pubblico e ha spiegato questa cosa. E il pubblico era molto….diciamo di mezza età…o comunque della mia età! (ride di gusto). Di mezza età e anche più anziani e piuttosto rigidi ed eleganti… Ma alla fine mi sono detta: “No, non mi farò scoraggiare, non alla mia età. Farò quello che mi piace e quello che so fare!” Ho fatto come ho detto e alla fine furono fantastici! Mi diedero una standing ovation! Sono rimasta senza parole! Ho detto:”Sapete una cosa? Sono molto sorpresa perché generalmente è un altro tipo di pubblico che apprezza ciò che faccio!” Dunque in generale direi che la maggior parte della musica free, della musica avant-garde, della musica jazz, gli artisti e i pittori free e avant-garde non sono molto accettati. Vengono accettati dai poveri. Non voglio entrare in discorsi politici, ma quando ci sono i democratici, ci sono fondi per le arti, e poi quando rientrano i repubblicani, i fondi vengono tolti. E poi quando tornano i democratici, come John F. Kennedy, Clinton, Carter, riportano in auge tutte le arti. Bé, sto solo dicendo che per certe persone in America, il jazz è un “lavoro sporco”. Pensano subito a droghe, alcol, a molti amanti, eccetera. C’è ancora molto pregiudizio. Ma ancora una volta, il motivo per cui parecchie di queste persone diventano alcolizzate o drogate è perché non si sentono accettate…. Lo stesso motivo per cui ci sono caduta anche io… E così è accaduto a Billie Holiday, a Charlie Parker…. Sono morti a causa della mancanza di accettazione, di riconoscimento. Tutti questi grandi afroamericani che hanno fatto tanta fatica, si sono distrutti perché non si sentivano accettati.
Ma sta andando meglio? Non lo so. Tutto ciò che so, per quanto mi riguarda, è che perché io possa conservare la musica che ho nell’anima devo darla agli altri. E per darla agli altri lo faccio attraverso i concerti, attraverso il fatto di cantare come mi piace, e attraverso l’insegnamento. Non trattengo mai nulla! Non penso mai: “Oh, non voglio che abbiano questo….” Non la penso nemmeno in questo modo (ride…). Dunque, per potere conservare qualcosa di importante nella vostra vita, dovete essere generosi e darlo agli altri.

Tutte le cantanti al tavolo annuiscono con un cenno del capo e ascoltano…

E.D.: Come ti avvicini ad una nuova canzone? Qual è il tuo approccio?

S.J.: Quando ascolto una canzone per la prima volta, ascolto subito la melodia. Se la melodia mi piace, allora rivolgo la mia attenzione ai testi. E se i testi non sono nulla di particolare, allora li modifico. Ma per prima cosa ascolto subito la melodia, al contrario di altre cantanti che ascoltano prima i testi. E poi imparo la canzone esattamente come è scritta. Chiamo qualcuno che sappia veramente suonare bene il piano, e me la studio. A volte vado a casa di Steve a fare questo. Lui è sempre disponibile. Ci troviamo una volta alla settimana quando siamo in città, con Cameron. Stiamo sempre lavorando su nuove idee per il contrabbasso e la voce.

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E.D.: Cosa ci dici riguardo le idee dei tuoi arrangiamenti?


S.J.: Vengono così… arrivano! E do un sacco di miei arrangiamenti ad altre cantanti. A volte preparo un arrangiamento per una canzone, e lo do a una cantante. Poi magari finisco per inciderlo, perché si tratta pur sempre di un mio arrangiamento, ma  mi capita di dire: “Tieni, provalo, è un po’ diverso.” Come aggiungere delle strofe alla fine o in mezzo, o cose così. E ovviamente devo convivere con la canzone per un certo periodo di tempo. E’ sempre un po’ difficile all’inizio, quando stai imparando una canzone nuova…. Le prime due o tre volte che la esegui non sei ancora pronta. Non ci hai ancora “convissuto” abbastanza a lungo. Ma quando un brano l’hai fatto tuo, allora i testi ti vengono spontanei. Non devi nemmeno preoccuparti e pensare “Sto cantando i testi giusti?”…. Perché il testo è semplicemente lì….E questo capita quando conosci il brano veramente bene.

E.S.: Ed è il momento in cui può accadere “la magia”….

S.J.: Oh, certamente. Io non pianifico mai le improvvisazioni. Non mi dico mai: “OK, il brano lo farò così: lo cambierò qui, e qui…” Non faccio di queste cose. Lo faccio man mano che accade da sé, basta che abbia un buono spartito con una buona melodia, delle buone progressioni armoniche, e che conosca bene il brano e i testi. Bisogna che io conosca bene il significato dei testi e che conosca bene la melodia originale. E poi lascio che accada. Non lo pianifico e non lo forzo.

E.S.: Forse anche perché c’è una interazione con il pubblico? O con i musicisti?

S.J.: Più che altro con i musicisti. Ascolto sempre tutto ciò che ogni musicista sta suonando. Non perdo mai il collegamento con loro. Durante i loro soli sono sempre in ascolto, perché sono diventata parte della musica. E’ molto importante che i cantanti sappiano che non devono mai e poi mai allontanarsi da ciò che sta accadendo nel cerchio ristretto tra il cantante e la sezione ritmica o la sezione strumentale. Non bisogna mai perdere la direzione. A volte mi sento dire: “Come fai a sapere quando rientrare quando ci sono gli scambi di quattro o otto misure con il batterista?” Perché sto ascoltando. So esattamente dov’è la melodia. So dove è iniziata, dove procede e dove termina. E questo si ottiene ascoltando. E non si ottiene solo questo dall’ascolto! Ascoltando ci si ispira, si prendono delle idee. Qualcuno potrebbe suonare qualcosa che ti prende da morire! E tu potresti pensare: “Caspita! Potrei farlo anche io!” Dunque si tratta anche della vicinanza che si ottiene nell’ascolto. E’ molto importante. Ecco come è il mio approccio a un brano. Lo imparo esattamente come è stato scritto, e non ascolto mai ciò che hanno fatto altri cantanti prima di me. Mai. Eventualmente ascolto altri cantanti per ispirarmi, mi piace ascoltarli. Ma non imparo mai una canzone ascoltando la versione di una particolare cantante… “Oh! So chi la canta questa! Bla, bla, bla…. Billie Holiday la canta!” Ma vogliamo scherzare? Chi potrebbe cantare come Billie Holiday? Per l’amor del cielo! O come Sarah Vaughan, per favore!.... Non credo proprio di poterlo fare! E Ella? (Fitzgerald) ….. Non c’è storia!

E.D.: Hai ragione…. Ma anche tu però! Nessuna canta come te!

S.J.: Si, è piuttosto unico il mio modo di cantare….. Molto strano (ride)

E.D.: Hai in parte risposto a quello che ti volevo chiedere, e cioè: come hai scoperto la tua personalità musicale? E dato che hai dato il via a un nuovo stile con il contrabbasso e la voce, come hai scoperto questo grande feeling? E perché con il contrabbasso?

S.J.: Oh! Questa è una bella domanda, Eleonora! Ho scoperto il mio sound perché ho sempre saputo fin da giovane che non avrei mai potuto avere il sound di queste grandi cantanti. Non avrei mai potuto avere quel sound e non mi sarei accontentata di essere una povera imitazione! Ho preferito impersonare il mio sound personale. Ho imparato il mio fraseggio e il ritmo da Charlie Parker, perché ero una fanatica di Charlie Parker. Ero una fanatica del bebop. Mi svegliavo al mattino con quella musica e mi coricavo la notte con quella musica…..la ascoltavo tutto il giorno! Penso di averla anche sognata di notte, la musica, e così si arriva a un totale di 24 ore di musica al giorno! E questa è una cosa. La seconda è che una volta mentre stavo lavorando in un piccolo club con Steve Swallow (in quel periodo stavo studiando con Lennie Tristano) ho sentito il contrabbasso…. E nel profondo del mio cuore so che avrei sempre desiderato essere una contrabbassista. Amo il contrabbasso. L’ho ascoltato, lo ascolto sempre, e mi piace il legno, amo il suo suono, e amo la libertà che mi offre…. Non ci sono rumorose batterie che scandiscono il tempo, hai un sacco di libertà con il contrabbasso, e inoltre mi piace il modo in cui la mia voce si fonde con il contrabbasso, mi sento come se fossimo una cosa sola.  Posso veramente avere una conversazione musicale molto intima con il contrabbasso. E lo faccio! E’ meraviglioso! Lo adoro! E dico a chiunque non l’abbia provato, di farlo! Assolutamente! E’ il modo più incredibile di cantare, a mio avviso. Non posso parlare per gli altri, ma per me è così. Altri cantanti magari hanno bisogno di più melodia, di più suono dietro alla loro voce. Ma io ascolto attentamente il contrabbasso, e quello è il primo strumento che ricordo di avere ascoltato dopo Bird (n.d.r. Charlie Parker) nella sezione ritmica in cui lui suonava. Io ascoltavo sempre ciò che Tommy Potter o Curly Russel suonavano sotto a Charlie Parker. Sempre!
Dunque quando ho iniziato a fare contrabbasso e voce… sarà stato attorno al 1950. E c’erano tutti questi commenti attorno a questo tipo di duo. E io non ho iniziato a fare questa cosa perché era diversa o pensando: “Oh! Tutti penseranno che si tratti di una cosa unica!”
Poi sono andata da Lennie Tristano. Ho studiato con lui, e andavo alle sue session, e c’era Peter, e io chiedevo: “Posso fare qualcosa in duo contrabbasso voce?” E mi rispondevano: “Perché vuoi fare una cosa simile quando siamo tutti qui?” E io rispondevo: “Perché mi piace!” (Ride). E dunque Lennie mi diceva: “Avanti, fallo! Fai ciò che senti, ciò in cui credi!” Ed è stato fantastico! Una delle prime volte in cui ho cantato in pubblico in duo contrabbasso-voce (ho raccontato questa storia anche a Cremona, dove c’erano un sacco di contrabbassisti che si sono entusiasmati), ero a Toledo, in visita ad alcuni parenti, e lì c’erano anche Charlie Mingus con Lee Konitz ed un batterista. C’era Mingus al contrabbasso, il batterista e Lee Konitz. Forse c’era anche un trombettista, non ricordo, ma ricordo che c’era Lee. Io ero tra il pubblico, e Mingus a un certo punto grida: “Hey! Sheila! Perche non salti sul palco e non canti qualcosa?” E io ho risposto: “Dov’è il piano?” E lui mi ha risposto: “Bè, non mi pare tu ti faccia mai dei problemi del genere nelle session!” E gli ho risposto: “Bè, ma si tratta di session!” Dunque la prima volta in cui mi sono esibita in pubblico in duo contrabbasso-voce è stato con Charlie Mingus! E ho eseguito “Yesterdays”…. Non dimenticherò mai questo brano e non dimenticherò mai la tonalità. G minore. E così iniziò! Poi iniziai a lavorare in questo club al Village, e di lunedì sera c’era sempre la serata session e ci suonava Steve Swallow. Steve generalmente  suonava spesso in quella session, prima di diventare famoso. E in quel periodo suonava il contrabbasso, e quando toccava a me cantare, io cantavo con lui. Mi divertivo un mondo.

Attilio Zanchi, Eva Simontacchi, Sheila Jordan

E.D.: E’ per questo che hai inciso “Home”?

S.J.:Il mio primo album è stato “Portrait of Sheila” e la mia prima incisione è stata fatta con George Russel in “You Are My Sunshine”.

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P.S.: E’ molto “avant-garde”….

S.J.: Oh si, era molto “avanti”, anticipava un po’ ciò che sarebbe accaduto più in là…..

P.S.: Ma ancora oggi…. È ancora attualissimo!

S.J.: Si, lo so… Anche qui è stata una di quelle cose…. George suonò questo arrangiamento e disse: “Ok, canta!” e io dissi: “Con cosa?” E lui mi rispose: “Come? Tu hai sempre cantato da sola quando eri una ragazzina! E allora canta!” E allora ho risposto: “Oh! Ok!” (Sheila ride con la sua risata calda e morbida, gli occhi verdi che brillano). E ho cantato “Sunshine”, che era stata scritta per i minatori delle miniere di carbone dove sono nata e cresciuta…. La storia la sai. Ma ecco come ho fatto la mia prima incisione. Quando ho fatto l’incisione per Blue Note stavo lavorando molto con Swallow in questo piccolo club al Village, e desideravo che fosse un album contrabbasso e voce, e persino i responsabili Blue Note, per quanto fossero grandi e magnifici mi dissero: “Bè…. Non pensiamo…. Forse sarebbe meglio aggiungere qualche strumento. Potresti farne un po’, ma poi potremmo aggiungere un po’ di batteria, un po’ di chitarra…..”

E.D.: Come ha risposto il pubblico a tutto questo? Si trattava di una cosa nuova….

S.J.: Abbastanza bene… Oggi invece la risposta è molto più forte.

P.S.: Forse al giorno d’oggi ci siamo abituati.

S.J.: Certo che vi siete abituati. Ma quando ho iniziato io era una cosa veramente unica. Quando cantavo in questo modo ricevevo delle standing ovations (n.d.r. il pubblico la acclamava e la applaudiva alzandosi in piedi). Specialmente quando canto per un’ora intera. O anche due ore! Abbiamo un repertorio che può coprire anche tre ore. E’ un modo magnifico di cantare. Sai, avrei dovuto fare un concerto vari anni fa a Emonton. Avevo già incontrato Attilio (n.d.r. Zanchi) là. Quando incontrai Attilio, mi venne presentato in Canada da un promoter di Emonton, che mi propose di fare questo Festival con Attilio. E io dissi: “Ma non abbiamo mai lavorato assieme!” Intendo…. Non abbiamo mai fatto un duo contrabbasso e voce, e di solito provo per un anno per voce-contrabbasso. Attilio è stato tanto gentile. Venne, e passammo qualcosa come due giorni chiusi nella stanza dell’albergo a provare, provare e provare. E indovinate per chi avremmo dovuto aprire il concerto? Per Herbie Hankock e Wayne Shorter! Dunque aprimmo il concerto. Ottenemmo una incredibile recensione! Ci recensirono in un modo veramente raro! Non riuscivo a crederci! Io non mi rendevo conto di come fosse andato il concerto. Mi sono presentata lì pensando: “Sono qui, mi sento forte, mi sento bene, vado sul palco e lo faccio!” Ed ecco che è successo….. Ma ci fu questa incredibile recensione per quel concerto! Non avevamo mai fatto niente assieme prima, e non l’abbiamo più fatto da allora! Io sono molto fedele. E’ come se fossi sposata con il contrabbasso con cui canto, a meno che il contrabbasso divorzi da me. Con Harvie abbiamo lavorato in duo contrabbasso-voce per diciotto anni, poi lui divorziò dalla mia voce….

E.D.: Perché?

S.J.: Non lo voleva semplicemente più fare. Disse che non lo stava aiutando nella sua carriera, ed aveva altre strade da percorre e altre direzioni da prendere. L’ho capito. Ma per me si trattava come di un matrimonio! Ne fui devastata! E ora lavoro con Cameron, e molti bassisti mi chiedono: “Possiamo fare contrabbasso e voce?” E io rispondo: “Non proprio… Cioè, se Cameron decide di divorziare da me, se il suo contrabbasso decide di divorziare dalla mia voce, allora ne potremo riparlare!” (Ridiamo tutte!) Dunque si tratta più di un matrimonio che di un duo, ma il contrabbasso con la voce sono una cosa molto speciale per me!
E io so di essere stata la pioniera di tutto questo. Sono stata la prima persona al mondo a cantare in duo contrabbasso-voce… E questo prima di Peggy Lee!

Tutte noi:Fever!”

S.J.: Ora, questa è l’unica cosa che lei ha fatto con il contrabbasso. Ma ricordo che quando lei è uscita con “Fever”, erano già due anni che cantavo con il contrabbasso in duo. Ma non ne fui amareggiata, al contrario! Ero molto felice perché mi dissi: “Bè, guarda, guarda! L’hanno accettato!” E’ stato un grande successo! E ora sento che viene fatto spesso! E la cosa incredibile è che molte delle ragazze che oggi cantano in duo contrabbasso e voce non mi hanno mai nemmeno sentita cantare in duo con il contrabbasso! Non si rendono conto di quando iniziò questo tipo di musica. E non si rendono conto del tempo che c’è voluto per ottenere accettazione, con tutti quanti che domandavano: “Dov’è il piano? Dov’è la batteria?”  Ma in generale ora è molto bene accettato ed è un gran modo di fare musica! E’ fantastico ma devi avere un ambiente molto silenzioso. Non ci devono essere ronzii, tipo ventilatori che vanno o quel tipo di luci che emettono un ronzio quando sono accese. E questo a causa dell’intonazione. La si può perdere molto facilmente. L’intonazione può scivolare via in un attimo. Bisogna sempre stare molto attenti, e il contrabbasso deve costantemente essere accordato, ma ne vale la pena! Ogni minuto! Farò un'altra incisione live contrabbasso e voce.

E.D.: Si riesce a controllare bene la voce, utilizzando bene le sfumature vocali.

S.J.: Oh! Io non sento mai di dovere spingere! C’è una certa parte delle frequenze della mia voce che non esce quando canto con un trio. Ma che esce quando canto con il contrabbasso. E io sento il contrabbasso, lo amo, e amo il suo suono! E’ meraviglioso!


Ringrazio Sheila Jordan per questa magnifica intervista, e le altre sue “girls milanesi” per l’interessantissima serata. Ora restiamo in attesa di un suo prossimo cd e della sua prossima visita a Milano!

Eleonora, Sheila Jordan, Eva Simontacchi