ROBERTA GAMBARINI
Roberta Gambarini nasce a Torino, in una famiglia in cui il jazz viene molto ascoltato ed apprezzato. Inizia ad ascoltare questo tipo di musica da bambina e si dedica allo studio del clarinetto all’età di dodici anni. A 17 anni inizia a cantare e a esibirsi nei jazz club del nord Italia, e all’età di 18 anni decide di trasferirsi a Milano per perseguire la carriera di cantante jazz.
Dopo essersi trasferita a Milano, ancora giovanissima, Roberta si aggiudica il terzo posto durante una competizione radiofonica jazz in TV, occasione che le permette di partecipare a svariati Festival Jazz in tutt’Italia. Si esibisce in trasmissioni radiofoniche in Italia e durante spettacoli televisivi e incide dal 1986 sia a suo nome che come ospite. Nel 1997 collabora con Emmanuel Bex, musicista francese hammondista, esibendosi in numerosi jazz club Italiani.
Nel 1998 si trasferisce negli Stati Uniti, e ottiene una borsa di studio presso il New England Conservatory a Boston. Alcune settimane dopo Roberta meraviglia il mondo della musica jazz aggiudicandosi un terzo posto nella prestigiosa Thelonious Monk International Jazz Vocal Competition.
Da allora si è accompagnata a musicisti del calibro di Michael Brecker, Ron Carter, Herbie Hancock, Slide Hampton, Roy Hargrove, Jimmy Heath, Hank Jones, Christian McBride, Toots Thielemans, e molti altri, e si è esibita in prestigiosissime sale, quali il Kennedy center, il Lincoln center, Town Hall, Walt disney Concert Hall, oltre a partecipare a jazz festival in tutto il mondo, quali quelli di: Barbados, Londra, Monterey, North Sea, Toronto e Umbria.
Artista dinamica e virtuosa, ottiene splendide recensioni e grande sostegno e apprezzamento da parte del pubblico ovunque. Nel mese di giugno 2006 è uscito il suo primo album nordamericano, “Easy To Love” su etichetta Groovin High, nel qual Roberta mette in luce il suo approccio strumentale e il suo caldo timbro vocale, il timing e l’intonazione impeccabile, e la sua incredibile tecnica oltre alle sue innegabili capacità improvvisative che esprime anche nello scat-singing . Tutte queste qualità vengono ampiamente espresse nelle 12 tracce dell’album che includono standard jazz e classiche songs provenienti dal grande songbook americano. L’album comprende anche due bonus tracks e include un brillante duetto con lo special guest James Moody.
(libera traduzione di Eva Simontacchi – Roberta Gambarini bio)
INTERVISTA CON ROBERTA GAMBARINI – aprile 2007
Testo e fotografie: Eva Simontacchi
Eva Simontacchi: Cosa senti di avere lasciato alle tue spalle quando sei partita per gli Stati Uniti? Cosa hai trovato quando sei tornata con il tuo nuovo album? Quando si parte si lasciano famiglia, amici, e altro… ma in questo caso parlo anche della situazione musicale.
Roberta Gambarini: Musicalmente parlando non ho lasciato nulla alle spalle. Semmai ho portato qualcosa con me… Per cui non la vedo così, musicalmente parlando. Personalmente invece si. Ho dovuto lasciare tutto: tutti gli amici, la famiglia, la mia casa, tutto ciò che avevo, e dunque personalmente si è trattato di un grosso sacrificio. Musicalmente invece no. Non ho lasciato nulla alle mie spalle. Ho portato tutto con me.
Eva Simontacchi: Rigiro la domanda: sentivi che la tua esperienza in Italia non stava portando a nulla di nuovo o di stimolante? Hai forse pensato che andando all’estero avresti trovato pane per i tuoi denti e avresti potuto evolverti maggiormente come cantante e musicista?
Roberta Gambarini: No, non ho mai pensato in questi termini. Volevo andare da qualche altra parte perché sentivo che in Italia avevo fatto tutto ciò che mi era stato permesso di fare. Tutto ciò che potevo fare l’avevo fatto, e non potevo fare null’altro da sola, e dunque mi è venuta la voglia di andare da qualche altra parte. Non sapevo esattamente dove andare…. Semplicemente mi piace viaggiare e ho deciso di farlo. Poi mi è capitata questa opportunità di partecipare a un concorso per vincere una borsa di studio di due anni presso il New England Conservatory, e mi sono detta: “OK, vediamo cosa succede!” e sono partita, per provare questa nuova esperienza.
E.S.: Ovviamente non sapevi cosa sarebbe successo, ma per te è stato come uscire per esplorare, per sperimentare, per imparare qualcosa di nuovo, fare nuove esperienze… Per cui faresti esattamente le stesse scelte se dovessi tornare indietro?
R.G.: Penso di si…. Ma sono cose che sono capitate. E’ come se fosse destino che le cose andassero in questo modo. Gli avvenimenti sono confluiti in quella direzione, ed è stata come un’apertura per me.
E.S.: E ora sei tornata con il tuo album. Bellissima musica, sei una artista dotata di grande talento. Hai un orecchio incredibile e sei molto precisa anche quando canti live e a cappella. Il tuo album mi è piaciuto tantissimo, ma sentirti cantare live è un’esperienza ; la tua precisione su ogni singola nota e la tua intonazione ineccepibile anche su passaggi rapidissimi mi incantano.
R.G.: Oh, per prima cosa non sono perfetta! Ci sono delle piccole sbavature, ma si integrano nella musica in generale. C’è una cosa che desidero dirti: il mio album è stato registrato come un live. Non ho dovuto ripetere o correggere gran ché nel cd. Ti dirò anche questo: la canzone “Too Late Now” (la canzone di Burton Lane), non era nemmeno in programma. Tamir Hendelman aveva una serata e abbiamo inciso questo disco in due pomeriggi. Abbiamo lavorato per quattro ore il primo pomeriggio e tre ore il pomeriggio successivo. Tamir aveva un concerto la sera stessa, e doveva andar via presto. Dopo aver fatto tutto ciò che avevamo in programma, mi ha detto:” Ho cinque minuti ancora. Non abbiamo registrato il duetto!” Allora ci siamo detti: “OK, Che canzone facciamo?” Gli ho proposto: “Conosci “Too Late Now”?” e lui mi ha detto: “Si! Grande pezzo!” E lo abbiamo fatto!
E.S.: Quali sono i tuoi punti forti?
R.G.: Non saprei…. Forse questo: Quando credo in qualcosa o amo qualcosa, non mollo. Quando scelgo qualcosa generalmente è per la vita. Non andrò altrove semplicemente perché mi conviene maggiormente o ottengo di più. Quando veramente amo qualcosa sono devota a questo qualcosa.
E.S.: E le tue debolezze?
R.G.: La stessa cosa…. Sono molto cocciuta. Può anche diventare un difetto in alcuni casi. E’ la stessa cosa. La mia cocciutaggine è al tempo stesso la mia grande forza e la mia debolezza!
E.S. Sei andata a un soffio dall’aggiudicarti un Grammy. Quali sono le tue sensazioni e le tue impressioni a riguardo?
R.G.: Eccoci di nuovo! Non avevo mai pensato a un Grammy, e ti dico che sono rimasta davvero sorpresa quando me l’hanno detto. Ero in Tailandia. Ero stata in tour tantissimo. Mi stavo molto concentrando sul viaggiare e suonare con i musicisti…. Dunque ero in Tailandia con la Dizzie Gillespie big Band, il cui bass trombone è Doug Purviance. Sono scesa per fare colazione, e Doug mi viene incontro, mi abbraccia e mi dice: “Congratulazioni!” E all’inizio mi sono domandata: “perché si congratulano con me?” E mi sento rispondere: “Come, non lo sai? Hai avuto una nomination per il Grammy!” E i musicisti saltellavano su e giù, e mi festeggiavano. Ma io non avrei mai pensato di ricevere una nomination. E’ stata una grossa sorpresa perché il disco è in realtà…. Questa etichetta, la groovin High, è in realtà il frutto dello sforzo congiunto mio e di Jacques Muyal, che è il mio produttore e amico di Dizzy gillespie e del mio manager larry Clothier, e dunque non si tratta di una grande impresa con molti fondi! E per i Grammy, sai…. Ottieni qualcosa quando inizi ad avere una certa visibilità, quando il tuo nome inizia a circolare…. Il mio nome è circolato soprattutto grazie ai concerti, in cui ho letteralmente parlato e cantato per il pubblico presente in sala, costruendomi un seguito mattoncino per mattoncino. Non è il modo più rapido per ottenere un’alta visibilità, ma evidentemente è stato sufficiente per ottenere la nomination, e dunque mi sono sentita molto felice!
E.S.: Qual è la prima qualità che ti attira verso una canzone?
R.G.: Non c’è una sola caratteristica. Ce ne sono varie. Generalmente si tratta della melodia, dei testi e dell’armonia…… Della canzone stessa! E’ difficile spiegarlo. Sai, a volte la canzone risuona con qualcosa che è già presente in te, e dunque ti senti attratta dalla canzone. Si tratta sempre di una complessa mistura di elementi, e non solo di una qualità.
E.S.: Come scegli il tuo repertorio?
R.G.: nello stesso modo. Canto le canzoni verso le queli mi sento attratta, canzoni con le quali posso relazionarmi, storie che posso raccontare. I parametri sono molti, sono complessi e sono diversi, per cui non saprei cosa dire. Canto semplicemente canzoni con le quali mi posso relazionare o con le quali sento di potermi relazionare.
E.S.: Cosa fai per la tua voce? Continui ad allenarti e a fare vocalizzi e scale? Come ti alleni? Quando hai cinque concerti di fila per cinque sere di fila, come ti alleni?
R.G.: Sai, devi lavorare molto per essere una cantante. I vocalizzi rappresentano solo una minuscola e limitata fetta del lavoro. Devi lavorare molto per essere una cantante jazz. Devi sapere suonare il pianoforte, devi conoscere la musica, dunque c’è molto lavoro da portare avanti anche in questi termini! Non si tratta solo dei vocalizzi. Se canti cinque sere di fila, l’unica cosa che devi fare e scaldare bene la voce, ma a parte questo ci sono tutte le altre cose. Dunque non si tratta di eseguire gli esercizi sulle triadi maggiori, ma si tratta di esplorare, di lavorare sulle canzoni. E di tenerle vive. Sai, some disse Dizzy, se non si allena per un giorno, lui sentirà la differenza. Se non si allena per due o tre giorni, i musicisti attorno a lui sentiranno la differenza, e se non lo farà per una settimana se ne accorgerà anche il pubblico.
E.S. Parlaci dei tuoi progetti futuri e dei tuoi sogni nel cassetto. Sono certa che hai in mente tante cose…. Se sei disposta a parlarne!
R.G.: Si! Il mio nuovo progetto è già pronto! E’ già uscito in Giappone, ed è un album in duo con Hank Jones. Poi ci sono altri progetti, perché ho appena fatto un lavoro con il Quartetto di Dave Bruebeck in California, e abbiamo fatto il concerto del Songbook di Dave Bruebeck, e abbiamo intenzione di farne un album. Ho in programma altri progetti con la Dizzie Gillespie All Stars Big Band, nuove incisioni e un sacco di altre cose.
E.S.: Speriamo di rivederti tornare presto in Italia con le novità!
R.G.: Tornerò probabilmente quest’estate!
RECENSIONE DEL CONCERTO DI ROBERTA GAMBARINI AL BLUE NOTE DI MILANO
Mercoledì 21 MARZO 2007 – Primo e secondo set
testo e fotografie di Eva Simontacchi
Roberta Gambarini sale sul palco del Blue Note con Stephen Scott (piano), Reggie Johnsson (contrabbasso) e Jake Hanna (batteria), e il concerto ha inizio con il brano “Easy To Love” (Cole Porter), che da il titolo all’album che sta presentando durante il suo tour Italiano. L’album è un tributo a tutti gli artisti che l’hanno influenzata nel suo percorso musicale. Roberta Gambarini è una musicista talentuosa e raffinata, e il suo album è stato accolto da brillanti critiche, ottenendo anche un eccezionale successo da parte del pubblico.
Durante il primo set abbiamo l’opportunità di ascoltare le splendide interpretazioni di Roberta di intramontabili standard quali “Something To Live For”, “No More Blues” (A.C.Jobim/J. Hendricks), “Poor Butterfly”, “On The Sunny Side Of The Street”, in cui Roberta Gambarini ha scritto i testi sui soli dei fiati di Sonny Stitt, Dizzy Gillespie e Sonny Rollins eseguiti su di un arrangiamento del brano di Dizzie Gillespie tratto dall’album “Sonny Side Up” del 1957, “The Very Thought Of You”, “It Don’t mean A Thing”, “Lush Life”, “If You Could See Me Now”, e “Just Squeeze Me”. Oltre a improvvisare con grande agilità e precisione, il suo fraseggio ha un forte senso musicale. Canta con una nitida voce da soprano, che rimane calda, brillante e uniforme sia negli acuti che nei passaggi più gravi. E’ dotata di un orecchio eccezionale e di una intonazione invidiabile, oltre che di uno swing irresistibile.
Durante la serata Roberta Gambarini invita il virtuoso trombettista Roy Hargrove sul palco, ed egli impreziosisce i brani della talentuosa cantante italiana con soli di una bellezza sconvolgente.
Durante il secondo set, Roberta Gambarini e la sua Touring band ci presentano “Good Morning Heartache”, “Lover Come Back To Me”, “Daydream”, “Sometimes I’m Happy”, “Rhythmaning”, e “This Is Always”. Al termine del concerto il pubblico chiede a gran voce un bis. Roberta Gambarini termina la serata con “Everything Happens To Me”.
Roberta Gambarini si rivela una artista straordinaria e una cantante talentuosa, e speriamo di riaverla presto qui con noi in Italia con un nuovo album.