Intervista a Ermanno Principe - 2010

Ermanno Principe
 
Ermanno Principe
 
 
INTERVISTA A ERMANNO PRINCIPE – BATTERIA, CHITARRA, VOCE
Maggio 2010
Testo di Eva Simontacchi
Fotografie: gentilmente concesse da Ermanno Principe

Eva Simontacchi
: Oggi intervistiamo Ermanno Principe, batterista e cantante, ma anche chitarrista che non disdegna di mettere  anche le mani sul piano per accompagnarsi in qualche brano, in occasione dell’uscita del suo primo album a suo nome, “Flower” (Radio SNJ Records).
Ermanno, ti senti più batterista, chitarrista, o cantante?


Ermanno Principe: Mi sento musicista e basta, perché qualsiasi strumento crea un’armonia se è pensato da musicista, altrimenti è un’altra cosa.

E.S.: In questo disco quali sono gli strumenti che suoni a parte l’uso della tua  voce per cantare?


E.P.: La batteria, che è il mio primo strumento, quello che suono fin da bambino, e poi la chitarra. Il piano l’ho lasciato suonare a Paolo Brioschi che è un grandissimo.

Ermanno Principe

Ermanno Principe


E.S.: Quali altri musicisti suonano con te in questo progetto?


E.P.: Il mio vecchio “compagno d’armi” Ezio Frassi, contrabbassista, poi c’è un carissimo amico, Marco Brioschi, fratello di Paolo alla tromba e al flicorno, e poi c’è Andrea Maia, la mia compagna, brasiliana, che canta un pezzo alla fine come ospite con me alla chitarra. Ma non è che sia stata messa alla fine per darle meno valore, anzi….


E.S.: Hai una lunga carriera alle spalle e una grandissima esperienza sia come voce sia come strumentista, batterista. Perché hai atteso così a lungo prima di uscire con un disco a tuo nome?


E.P.:
Perché l’esperienza è più approfondita dopo tanti anni, ha uno spessore diverso…. Avrei potuto farlo prima ovviamente, però ho scelto di farlo adesso perché ho sentito che era il momento giusto. Sentivo di essere maturo per farlo e avevo qualcosa di più profondo da dire.


E.S.: Ci sono molti pezzi a tuo nome, li hai scritti tu. Magari ci puoi raccontare qualcosa riguardo questi brani. Ti conosco personalmente e dunque molte cose già le so ….  Però pensavo che sarebbe stato interessante raccontare ai lettori  il motivo per cui c’è un brano dedicato a Stevie Wonder: “Song For Stevie”.


E.P.:
Hai detto niente….. (sorride). “Song For Stevie” l’ho dedicata a uno dei più grandi maestri che ci siano nell’universo. Stevie Wonder è l’artista che mi commuove maggiormente e che mi da di più musicalmente insieme agli altri che ho menzionato nella presentazione all’interno della copertina del disco: Sonny Rollins, John Contrane, insomma, i migliori. Questa bella esperienza l’ho fatta ascoltando i migliori. Penso di non avere sbagliato niente. Stevie è Stevie…. È l’armonia, la melodia, la voce. E’ la musica. Suona tutto e fa musica.


E.S.: Quando componi, ti piace comporre in minore…..


E.P.:
Si, è un po’ la mia vena malinconica diciamo. Però ci sono anche i pezzi in maggiore! C’è qualcuno che mi ha detto che si sente sempre il gusto del “minore” anche nel maggiore…. (ride), cioè, la mia vena malinconica è sempre presente. E’ il mio modo di essere, la mia personalità, è quello che mi fa esprimere di più nei lenti, nelle ballad. Infatti il brano piano e voce che c’è nel disco è molto bello, indipendentemente da come canto io, anche grazie al pianoforte, suonato da Paolo Brioschi.


E.S.: Come vedi la situazione musicale in Italia?


E.P.:
Preferirei non esprimermi, però se devo, dico che è piuttosto grigia, deludente malgrado in Italia ci siano dei grandi appassionati di musica, persone che capiscono e che apprezzano il jazz e il blues….


E.S.: Infatti so che stai per partire per la Francia del Sud, e che starai via qualche mese per portare avanti il tuo lavoro di musicista. Ti trovi meglio in Francia piuttosto che in Italia?


E.P.:
Si, c’è un altro approccio, un’altra cultura, un altro ascolto quando si fa musica. Si vendono tanti dischi. E’ tutto diverso. C’è più rispetto per i musicisti. Non volevo dirlo ma è così.


E.S.: Cosa vedi per il domani? Cosa sogni?


E.P.
: Non so…. E’ un po’ tutto difficile, però ho tanta fiducia nel mio lavoro, nella musica, nel fatto di trasmettere questa arte. Magari mi piacerebbe che qualche mio brano venisse cantato da Michael Bublé o da Diana Krall….. Ma ci sono tanti bei pezzi, non necessariamente deve succedere con i miei, però diciamo che se succedesse sarei contento!  Ma soprattutto vorrei che Stevie Wonder potesse ascoltare il brano che gli ho dedicato. Questo veramente sarebbe un bellissimo sogno che diventa realtà!


E.S.: Però, a mio avviso, con la professionalità e la voce che hai (e lo dico pubblicamente) sei una delle voci maschili del jazz Italiano che amo maggiormente, anche se non sei conosciuto a livello internazionale come tanti altri  artisti. Meriteresti di essere più conosciuto in Italia. Sei un musicista completo, e canti con grande feeling, oltre ad avere una timbrica calda, intensa e interessante.


E.P.
: Grazie.

Andrea Maia, Ermanno Principe, Marco Brioschi

Andrea Maia, Ermanno Principe, Marco Brioschi

Andrea, Ermanno, Marco


E.S.: Tu sei stato in Brasile per lunghi periodi, anche grazie alla tua compagna che è brasiliana, e lì hai assorbito molto a livello musicale. Inoltre ora canti molto bene in portoghese con un’ottima pronuncia. Parlaci di questi viaggi che hai fatto e di come hanno influito sulla tua musicalità.


E.P.: C’era mio fratello in casa che amava molto la musica brasiliana, poi è arrivata una chitarra brasiliana tramite un altro fratello (noi siamo in tanti in famiglia), e ho iniziato da ragazzo ascoltando Toquinho, Vinicius De Moraes ecc. Ho iniziato a prendere questo ritmo che mi è sempre piaciuto e che è molto vicino al jazz tra l’altro. Adesso ho approfondito questa musica insieme ad Andrea (n.d.r. la sua compagna) e insieme a lei ho imparato, suonato e cantato tanti altri pezzi, e in Brasile sei proprio immerso nel ritmo… nella samba, nella bossa nova,  anche nel linguaggio parlato! Come parlano loro, già sembra che stiano facendo musica, come i neri americani, che hanno lo swing quando parlano…. Avendo questa possibilità, questo dono di natura di apprendere velocemente, ho assorbito parecchio. Poi appunto ci sono cose che cambiano il tuo modo di suonare, ti migliorano nello stile.


E.S.: Ci vuoi dire due parole sui musicisti che hanno portato avanti questo progetto con te?


E.P.: 
Si, volentieri. Diciamo semplicemente che parliamo la stessa lingua. Si è semplicemente trattato di mettere insieme dei pezzi, e conoscendoci già bene il disco, secondo la mia modesta opinione, è uscito bene.


E.S.: Da quanto tempo collaborate?


E.P.: Paolo
lo conosco dagli anni ’70 e Marco da qualche anno dopo. Enzo da una quindicina d’anni, e  Andrea, che è arrivata anni dopo,  ha tutto ciò che serve. Voce, ritmo, musicalità.


E.S.: Un grande in bocca al lupo perché tu possa ottenere delle belle soddisfazioni e il giusto riconoscimento per la tua carriera e il tuo lavoro,  anche attraverso questo disco appena uscito.


E.P.: Grazie mille!