Recensione e Intervista:“RONNIE JONES AND THE SOUL SYNDICATE BAND” Al Blue Note di Milano
Domenica 23 aprile 2006
Testo e foto: Eva Simontacchi
Scoperto da Alexis Korner negli anni 60, Ronnie Jones fece parte della sua band Blues Incorporated insieme a Cyril Davis, Johnny Parker, Jack Bruce, Ginger Baker. In questa band si alternava con altri cantanti quali Rod Stewart, Long John Baldry e Mick Jagger.
Arrivato in Italia con la hit “Rock Your Baby” entra a far parte del cast del musical Hair e successivamente nello spettacolo cult Orfeo 9 di Tito Schipa jr. Ronnie Jones inoltre, è stato uno dei primi DJ in Italia a diffondere la black music nelle radio più importanti: RAI, Radio 105, 101, RTL e 105 Classics e subito dopo in televisione con le trasmissioni Pop Corn e Buona Domenica.
Ha inciso quattro album con Jurgen Korduletsch (di cui uno con Claudja Barry) grazie ai quali é entrato nelle Top Ten europee. In Canada ha raggiunto il primo posto nelle classifiche di vendite con il singolo “Soulsister”.
Ora Ronnie Jones è un artista maturo, un vero Soul Man, e torna sulle scene con un nuovo disco dal titolo “Again” che comprende anche sei brani originali firmati con Emilio Foglio, prodotto dai fratelli Nicolosi (Novecento) con la collaborazione di Emilio Foglio e Dario Broglia. Hanno partecipato all’incisione di questo album artisti di fama internazionale quali Steve Lukather (chitarrista dei Toto), il batterista Billy Cobham, il sassofonista Bill Evans e il trombettista Fabrizio Bosso.
In questo cd Ronnie reinterpreta anche pezzi storici come “Rainy Night In Georgia” in cui Steve Lukather sfodera la sua classe con un magnifico solo bluesy, “Do It Again” in una nuova veste swing nella quale un ispirato Bill Evans fraseggia con il suo sax; “Play That Funky Music” di George Clinton; una pietra miliare del funky, una bellissima e sofisticata “Waiting In Vain” di Bob Marley fino ad una versione modernissima di “What A Wonderful World” di Sam Cooke.
Oltre a Fabrizio Bosso, che suona insieme a Billy Cobham nel brano inedito “I Am Who I Am”, partecipano all’album Mimmo Campanale (batteria), Marco Fadda (percussioni), Riccardo Fioravanti (contrabbasso), Rossana Nicolosi (basso), Pino Nicolosi (tastiere), Joyce E. Yuille (cori) ed Emilio Foglio (chitarra).
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Questa sera, al Blue Note, Ronnie Jones presenta il suo nuovo album accompagnato dalla Soul Syndicate Band, l’affiatatissima band che l’ accompagna stabilmente ormai da parecchi anni. La band è formata da musicisti che hanno alle spalle una grande esperienza in fatto di concerti live con alcuni tra i nomi di maggior rilievo nel panorama della musica leggera italiana. Salgono sul palco Damiano Marino, chitarra (collaborazioni: Dilene Ferraz, Brazilian Love Affair, Anaflora, Angela Baggi, Pino Martini, Walter Calloni), Emilio Foglio, chitarra (co-autore di sei brani del nuovo album), Marco Mangelli, basso (collaborazioni: Andrea Bocelli, Gianni Morandi, Biagio Antonacci, Massimo Ranieri, Umberto Tozzi, Enrico Ruggeri, Syria, Dirotta su Cuba, Alex Baroni, Cristiano De André, Aida Cooper), Michele Fazio, tastiere, (collaborazioni: Gianluca Grignani, Rosanna Fratello, Patty Pravo, Teo Teocoli, trio jazz: Fazio, Di Modugno, Petruzzelli), Max Pellegrini, percussioni (collaborazioni: Zucchero, Riccardo Fogli, Cocciante) Mino Petruzzelli, batteria (collaborazioni: Urbie Green, Lino Patruno, Tony Scott, Rick Pellegrino, Paolo Achenza, Patty Pravo).
Il concerto inizia alle 21:30, e stasera, che è domenica, consisterà di un solo set. Ronnie Jones saluta e ringrazia il pubblico, e parte il primo brano: “The Ghetto” di George Benson. Seguono “How Sweet It Is” (Motown), una bellissima versione di “Rainy Night In Georgia”, “Waiting In Vain” (Bob Marley), “Drowning in the Deep Blue Sea” e “Just Give me That Luvin’” (brani originali, tratti dall’album “Again” scritti da Ronnie Jones ed Emilio Foglio), “Easy”, una versione accattivante di “Don’t Let Me Be Misunderstood”, “What’s Going On”, in cui Michele Fazio alle tastiere si esprime in un solo che strappa un entusiastico applauso al pubblico, “My Girl”, "Superstition" (Stevie Wonder), in cui Marco Mangelli si cimenta in un solo sincopato ed esplosivo al basso elettrico alternando slap e fingering, “Ain’t No Sunshine”, una interessante e personale versione di “How Deep Is Your Love” in cui il pubblico ha potuto apprezzare un solo acceso ed eloquente dalla chitarra di Damiano Marino, anch'egli molto applaudito, “The Thrill Is Gone”, “Big Boss Man”, “Turn On, Tune In Cop Out”, in cui il “Conte Max” alle percussioni effettua un intenso solo alle timbales preludendo a un rallentato finale, "Going Back To My Roots”, e per finire “Sex Machine” e “I Feel Good”, brano di chiusura del concerto nel quale tutti gli strumentisti eseguono un solo e vengono presentati da Ronnie Jones che approfitta per inserire un medley di vari brani entusiasmando il pubblico che batte le mani a tempo. Durante la serata Ronnie Jones chiama sul palco Joyce E. Yuille (la cantante che ha prestato la sua voce per i cori nell’album “Again”), che lo accompagna con i cori in vari brani. Ronnie Jones sa intrattenere il pubblico raccontando aneddoti e presentando ogni brano con consumata esperienza. La serata è stata estremamente piacevole. Abbiamo ascoltato brani inediti e parecchie cover riproposte in maniera stilisticamente personale da una voce che con il passare degli anni rimane intensa, calda e potente. Una sola perplessità: mi è sembrato che Ronnie Jones avesse scelto delle tonalità piuttosto gravi che non gli hanno reso giustizia fino in fondo. In ogni caso, il concerto è stato piacevolissimo, i musicisti hanno più volte dato dimostrazione della loro perizia e del loro affiatamento nei momenti di solo e di interplay, e Ronnie Jones ha talmente tanta esperienza e know-how da rendere ogni sua esibizione un successo. Un concerto estremamente gradevole e godibile.
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INTERVISTA A RONNIE JONES
Ho intervistato Ronnie Jones nel backstage del Blue Note prima del concerto:
Eva Simontacchi: Vorremmo sapere se ci sono progetti particolari in vista, qualche particolare idea creativa all’orizzonte, dopo questo album.
Ronnie Jones: Ma… Questo progetto è appena nato, non lo so, mi piacerebbe continuare un po’ e poi fare qualcos’altro; un altro disco, con la band e con i miei ragazzi, con Emilio. Vedremo se riusciremo a trovare una situazione ancora più accattivante. Poi c’è anche un discorso mezzo aperto di proseguire per il Giappone con lo stesso disco (“Again”), che sarebbe ottimo… andremmo a fare questi tre giorni. Ci basta e avanza. Stiamo lavorando su questo. Per il resto non lo so cosa possa esserci di nuovo all’orizzonte per me, perché sai, quando si arriva a una certa età ci si comincia a preoccupare di non riuscire nemmeno a fare il prossimo passo avanti (sorride), perciò tutto quello che mi arriva è oro che scorre.
E.S.: A livello musicale, di scelte artistiche, c’è qualcosa nella vita che le sarebbe piaciuto fare e che non ha mai fatto?
R.J.: Si!
E.S.: Sentiamo!
R.J.: Soprattutto cantare nel mio paese. Essere insieme ai miei idoli, che sono Marvin Gaye, Sam Cooke, Al Jarreau, Stevie Wonder, e tutti questi cantanti che ammiro……… Avrei tanto voluto buttare un paio delle mie monetine per vedere se avrebbero potuto diventare oro…….. Sarebbe stato bello! Però ho scelto di venire in Europa e ho vissuto bene perché ho conosciuto dei grandi musicisti, ho lavorato e cantato con tanti di loro, e che si ricordano ancora di me, e questo è il bello! Ma mi manca qualcosa….. In Italia non ho più questa possibilità di stare vicino al “fuoco che brucia”. Questa possibilità me l’ha data un po’ questo nuovo disco, ma in Inghilterra per esempio il “fuoco che brucia” non è come in Italia, è molto più grande. E negli Stati Uniti è ancora tutta un’altra cosa. E’ questo che mi manca. Troppi anni qui.
E.S.: Bisognerebbe fare un piccolo rimpatrio……
R.J.: (Sorride) Guarda, io sono disposto, non è un problema! Magari non torno più, ma i miei ragazzi (n.d.r. i componenti della Soul Syndicate Band) me lo dicono sempre: “Si, andiamo……e rimaniamo là!” (ride). Sarebbe una grande cosa! Comunque, non si sa mai. Speriamo che ci sia qualcosa di buono dietro l’angolino. Io lo sento. Mi sento addosso questa sensazione bella. Sono una persona molto ansiosa e vorrei raccogliere subito i risultati, e invece, sai, come in tutte le cose bisogna avere pazienza e attendere. Anche una pianta verde deve avere il tempo per germogliare.
E.S.: Ci vuole la pioggia, il sole e soprattutto il tempo….
R.J.: E spero in questo. E soprattutto se succedesse qualche cosa in Italia, avrei vinto la scommessa della vita.
E.S.: Se succedesse qualcosa in Italia?
R.J.: Si, perché è molto difficile sfondare qui. Essendo stato DJ so quanto sia difficile per un artista italiano sfondare qua in Italia. Troppo difficile…... E visto che io non canto in Italiano, il pubblico deve accettare ciò che faccio in Inglese. Giusto? E perciò, se riesco ad avere un po’ di successo qui in Italia, anche piccolo, è tutto guadagnato, e sarò contento. E potrò dire: “Ho avuto ragione alla lunga!”