Recensione "SOTEIRA" di Giovanni Mattaliano 27.02.2012

 

copertina

 

Recensione album “SOTEIRA” – Giovanni Mattaliano

Giovanni Mattaliano – clarinetto e composizioni originali

Special Guests:
Delilah Gutman – voce e piano
Ruggiero Mascellino – fisarmonica
Massimo Patti – contrabbasso
Giovanni Apprendi - percussioni

Interensemble CompositoriInterpreti:
Davide Mazzamuto – violino
Antonio Anzelmo – clarinetto basso
Gianluigi Cristiano – chitarra classica
Enzo Puccio – synth

Tracklist:

1.    Barok (Giovanni Mattaliano)
2.    Soteira (Giovanni Mattaliano)
3.    Mat Pat (tributo a Sidney Bechet, arrangiamenti: Mattaliano – Patti)
4.    Rahal (Giovanni Mattaliano)
5.    Toc Poc (Giovanni Mattaliano)
6.    Valzer Yiddish (traditional – arrangiamenti: Mattaliano – Mascellino)
7.    Y’ Did Nefesh (traditional – arrangiamenti: Delilah Gutman)
8.    Signuruzzu (traditional – arrangiamenti: Mattaliano – Mascellino – Patti- Apprendi)
9.    Panta Rei (Giovanni Mattaliano)




Esce su etichetta indipendente JazzLiveImprovisation (gennaio 2012) l’ultimo impegno discografico del clarinettista e compositore palermitano Giovanni Mattaliano, “Soteira”, che raccoglie espressioni sonore che si discostano dal suo più recente percorso jazz.

Soteira è un progetto che vede scendere in campo un insieme atipico e nel contempo affascinante: clarinetto, violino, clarinetto basso e chitarra classica, che è stato battezzato dal musicista palermitano Interensemble CompositoriInterpreti.

L’album contiene cinque brani originali composti da Giovanni Mattaliano e apre con “Barok”, che il musicista dedica alle cattedrali barocche e che si avvale di un sound minimalista che sfida l’anima pop irlandese in un viaggio immaginario che oscilla tra il ‘600 e il ‘900, con una improvvisazione che idealmente vuole far risuonare gli antichi spazi. “Soteira”, dal greco “Salvezza”, è un brano che si divide in due parti. L’introduzione, il musicista palermitano l’ha voluta dedicare all’incontro ideale di una moltitudine di anime spirituali per mezzo del suono di un violino sospeso in un’avventura mistica sonora, mentre la seconda parte è danzante, divisa in due battute da quattro quarti, due da tre quarti e una da due quarti.
Toc Poc ha una sonorità che richiama le ritmiche tribali ed è dedicata alle più antiche terme arabe d’Europa, quelle di Cefalà Diana, site nei pressi di Palermo.
L’album contiene anche una suite in omaggio al celeberrimo clarinettista Sidney Bechet, che raccoglie “Petite Fleur”, “Besame Mucho” e “Summertime”. “Rahal”, altra composizione originale di Mattaliano, è dedicata allo scrittore Leonardo Sciascia, e al suo paese d’origine, Racalmuto, e si tratta di un brano romantico e lirico dal suono intimistico.
Nel quadro sonoro di questo album che raccoglie sonorità e spunti provenienti da varie tradizioni, ma che hanno in comune un discorso universale, troviamo ancora tre brani di tradizione etnica (askenazita, yiddish e siciliana). La tracklist chiude con un brano per clarinetto solo, “Panta Rei”, che pare quasi la frase di commiato più adatta per l’ascoltatore: lasciare che tutto scorra. “Panta Rei” è dedicata, da Mattaliano, al clarinettista siciliano Tony Scott.
Un album che raccoglie, mischia e miscela varie tradizioni, che rimanda al passato, con uno sguardo a un  futuro ideale e che regala un sapore di contemporaneità e di universalità al discorso e alla ricerca sonora di Giovanni Mattaliano, che in questo caso va a toccare musica classica, etnica, folk, con una venatura di jazz che a tratti echeggia tra le note. Un disco che trasmette all’ascoltatore delle vibrazioni che cambiano ad ogni ascolto e che rimandano a radici antiche e alla speranza per il futuro.

Eva Simontacchi


Siti di riferimento:
http://www.jazzliveimprovisation.com
http://www.giovannimattaliano.com